Laila Khrais - Durante i diversi incontri della visita apostolica in Bahrain, Papa Francesco non ha certo fatto mistero di trovarsi in un Paese che è noto a livello mondiale come esempio di tolleranza e coesistenza. Questo l'augurio, in un periodo in cui divampano i conflitti e c'è il rischio che le differenze etniche, culturali, religiose diventino problemi anziché opportunità per crescere.
Un invito quindi, a seguire la strada tracciata da società e culture come il Bahrain, per affrontare le sfide presenti e future, questo il messaggio rivolto soprattutto ai giovani, per fare della diversità l’arma della pace e della coesistenza.
Da un luogo che è alle porte del grande e multiforme continente asiatico, Francesco diffonde nuovamente l'invito a essere "palestra di fraternità", sfruttando la conoscenza, l’educazione e la cultura, che possano essere strumenti di aggregazione e non si separazione, con il sostegno delle necessarie conoscenze tecniche, e la giusta messa a frutto, perché i soli strumenti tecnologici non sono sufficienti se non sostenuti dalla volontà e dal cuore.
Il riferimento ai molti conflitti in corso è evidente, così come il conseguente aumenti delle tensioni internazionali, a causa degli interessi legati alle guerre stesse, ormai combattute per procura. Così ha concluso il Papa: “Se non impariamo a prenderci cura di ciò che ci sta attorno – degli altri, della città, della società, del creato – finiamo per trascorrere la vita come chi corre, si affanna, fa tante cose, ma, alla fine, rimane triste e solo perché non ha mai gustato fino in fondo la gioia dell’amicizia e della gratuità. Che ci sfugga di mano la nostra stessa vita senza averla gustata interiormente a servizio dell'altro. Sappiate viaggiare anche dentro di voi, allargare le frontiere interiori, perché cadano i pregiudizi sugli altri, si restringa lo spazio della diffidenza, si abbattano i recinti della paura, germogli l’amicizia fraterna”.
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