Assadakah News - La volta scorsa Bergoglio per descrivere la guerra a Gaza aveva usato l'aggettivo “martoriata”, lo stesso che accosta sempre all'Ucraina quando deve ricordare quello che accade nel cuore dell'Europa dopo l'attacco dei russi. Stamattina Papa Francesco, ai fedeli riuniti in piazza san Pietro, a quell'aggettivo ha aggiunto una ulteriore considerazione a proposito dell'andamento bellico in Medio Oriente. «Non dimentichiamo la Palestina che sta soffrendo di attacchi inumani». Gli “attacchi inumani” cui fa riferimento sono quelli da parte dell'esercito israeliano, anche se poi subito dopo ha bilanciato un po' la sua posizione con: “Non dimentichiamo Israele, non dimentichiamo tutte le nazioni che sono in guerra”.
Di certo non è facile per Papa Francesco mantenere una posizione di “equivicinanza” ad entrambi i popoli come vorrebbe, poiché sul suo tavolo arrivano continuamente le testimonianze dei cristiani palestinesi presenti in Cisgiordania, così come riceve le preoccupazioni della Custodia di Terra Santa ma soprattutto gli attestati di coloro che da un anno si sono raccolti attorno alla parrocchia di Gaza e vi trovano rifugio. Sono loro, attraverso il parroco, che raccontano al Pontefice quello che sta accadendo durante le telefonate quasi quotidiane da Casa Santa Marta. A Papa Francesco non resta che rafforzare gli aiuti umanitari alla popolazione e ai cristiani di Palestina in particolare, attraverso le grandi realtà caritative della Chiesa, a cominciare dalla Caritas, dalla Custodia di Terra Santa, dall'Ordine del Santo Sepolcro. Durante il volo di ritorno dal Belgio Papa Francesco aveva criticato pesantemente l'azione militare israeliana in Libano, implorando di non estendere il conflitto ulteriormente, e dichiarando: “Anche nella guerra c'è una moralità da custodire. La guerra è immorale, ma le regole di guerra implicano qualche moralità”.
La posizione ufficiale del Vaticano su Gaza è stata illustrata all'Onu, qualche mese fa, dall'osservatore permanente Gabriele Caccia. Aveva parlato di responsabilità penale delle azioni terroristiche dei miliziani di Hamas, compiute il 7 ottobre con il pogrom che ha scatenato la guerra, tuttavia insisteva sul fatto che la colpa non può ricadere né essere «attribuita a una intera nazione o a un popolo». In pratica il diritto all'autodifesa in ogni conflitto, ha fatto presente il diplomatico in talare, dovrebbe rispettare il diritto internazionale umanitario, compreso il principio di proporzionalità.
Comments