Elisabetta Pamela Petrolati (Assadakah News) - Localizzazione di grande interesse storico e archeologico quella di un’ancora romana nei fondali di Palinuro, frazione in provincia di Salerno, caratteristica località del Cilento, precisamente tra il golfo di Velia e il golfo di Policastro. L'antichissimo reperto doveva appartenere a una nave romana probabilmente inabissata intorno al 253 a.C. Il ceppo di ancora in piombo giace integro nel fondale sabbioso a 52 metri di profondità. L’identificazione rientra nella più vasta attività di monitoraggio e tutela dei siti marini, nell’ambito del progetto “Archeomar”, nato nei primi anni 2000 e coordinato dall’allora Direzione Generale Archeologia del Ministero della Cultura. L’obiettivo di tale progetto consiste nella realizzazione di un censimento dei beni archeologici sommersi presenti lungo le coste delle regioni Campania, Basilicata, Puglia e Calabria. A individuare l'importante reperto archeologico sono stati i Carabinieri del Nucleo Subacquei di Napoli con il coordinamento della Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio di Salerno e Avellino.
Per l’ancora di Palinuro non sono tuttavia in programma azioni di recupero, probabilmente perchè fa parte di un relitto per il quale occorrerebbe un cospicuo investimento. Ad oggi soltanto alcuni dei siti mappati sono stati oggetto di scavi.
Per l’ancora di Palinuro non sono tuttavia in programma azioni di recupero, probabilmente perchè fa parte di un relitto per il quale occorrerebbe un cospicuo investimento. Ad oggi soltanto alcuni dei siti mappati sono stati oggetto di scavi.
Le istituzioni preposte alla tutela dei beni culturali hanno lanciato appelli di allerta in merito alle attività illecite di immersione subacquea che possono ledere e compromettere il lavoro scientifico portato avanti dagli esperti. “L’attività di tutela - sottolinea il Soprintendente Raffaella Bonaudo - esercitata in collaborazione con i Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Napoli e del Nucleo Subacquei di Napoli, secondo le più avanzate metodologie di ricerca archeologica, consente di recuperare informazioni storiche preziose sulle dinamiche di commerci, rotte marine e relazioni all’interno del Mediterraneo. Informazioni che possono essere pericolosamente compromesse da operazioni amatoriali, in alcuni casi, illecite esercitate da soggetti non autorizzati”.
Nel corso delle attività di localizzazione è stato eseguito un accurato rilievo fotografico, anche grazie all’ausilio del ROV (remotely operated vehicle), un sottomarino a comando remoto, che ha regalato immagini suggestive a testimonianza del buono stato di conservazione dell’ancora.
Al momento, l’antico bronzo, rimarrà ancorato saldamente nel fondale del Tirreno, quale fotogramma del suo segreto storico.
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