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Palestina – "Tutt* a raccolta", con la famiglia di Shireen


Assadakah Roma News - Mentre vengono diffusi i risultati ufficiali delle indagini sulla morte della collega giornalista Shireen Abu Akleh, appare sempre più evidente che a sparare sia stato un soldato israeliano appartenente a una unità di élite che si trovava, secondo diverse ricostruzioni, nel punto in cui è partito il proiettile fatale. E intanto, le forze di occupazione israeliane uccidono ancora, nel villaggio di Isaka, dove un giovane di 27 anni, Ali Hassan Harb, è morto oggi, e un altro è morto lunedi nei pressi di Qalqilya.

Ieri il New York Times ha pubblicato un’indagine durata oltre un mese da cui emerge che il proiettile che ha ucciso Shireen Abu Akleh è partito dalla posizione in cui si trovava un convoglio militare israeliano. Le prove esaminate mostrano che non c’erano palestinesi armati vicino alla reporter di Al Jazeera quando è stata colpita, nel campo di Jenin in Palestina. Circostanza che smentisce le dichiarazioni dell’esercito di Israele secondo cui se fosse stato un soldato israeliano a colpire la giornalista l’avrebbe fatto per errore. Inoltre, sono stati 16 e non cinque, come sostenuto dall’esercito israeliano, i colpi partiti dal convoglio lo scorso 11 maggio.

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