(Ambasciata di Palestina in Italia) - La Palestina è sotto assedio. Da ormai una settimana, le forze di occupazione israeliane tengono sigillate intere città, villaggi e campi profughi della Cisgiordania, di Gerusalemme Est e di Gaza, impedendo a centinaia di migliaia di abitanti di accedere alle cure mediche, fare la spesa, frequentare le scuole e recarsi ai posti di lavoro. Si tratta di una punizione collettiva, operata contro un intero popolo in piena violazione del diritto internazionale.
La vita nel campo profughi di Shufat e nella vicina città di Anata, a nord-est di Gerusalemme, si è letteralmente interrotta da quando i checkpoint di accesso sono stati chiusi e le vie di uscita sbarrate. Bloccati e braccati indiscriminatamente, gli abitanti sono stati oggetto di perquisizioni e arresti ingiustificati da parte delle forze di occupazione.
Chiunque stessero cercando e qualunque fosse la loro motivazione, si tratta di un comportamento illegale da qualsiasi punto di vista. Così come del tutto illegali continuano ad essere le provocatorie irruzioni dei coloni nel cortile della Moschea di Al-Aqsa, nella Città Vecchia di Gerusalemme Est Occupata, dove si sono riversati a migliaia in questi giorni, in occasione delle festività ebraiche, con l’intento di cambiare lo status quo del luogo sacro ai musulmani. Ad accompagnarli in queste azioni fuori legge, qualche membro della Knesset; a proteggerli, le forze israeliane, che hanno invece impedito l’accesso alla Moschea ai palestinesi di età inferiore ai 50 anni, cacciando di lì una ragazza.
Come sempre, ad essere represse sono state le proteste e i sit-in dei palestinesi nei dintorni del campo di Shufat e nell’intera area di Gerusalemme Est, ma ciò non ha impedito che qui come in molte città della Cisgiordania fosse indetto uno sciopero generale – che ha visto protagoniste importanti Università palestinesi - contro gli abusi di Israele e a sostegno delle zone più colpite. Tra queste segnaliamo Nablus, dove pure è scattata la chiusura. L’esercito israeliano ha infatti circondato la seconda città palestinese per grandezza in Cisgiordania. Ci sono tre punti da dove si entra e si esce, ma solo per motivi d’emergenza, e non è chiaro per quanto tempo l’esercito terrà la città in isolamento. Quel che è chiaro è che anche in questa zona i coloni stanno dando il meglio di sé, prendendosela con i raccoglitori di olive e dando addirittura fuoco ad un allevamento di polli nei pressi di Qusra, dove 30.000 volatili sono rimasti bruciati vivi. La leadership palestinese si è appellata alla comunità internazionale perché intervenga urgentemente a protezione dei cittadini palestinesi e dei loro beni, ritenendo Israele totalmente responsabile di questa escalation e delle sue eventuali ripercussioni. Da parte sua, il popolo palestinese continuerà ad esercitare il proprio diritto di resistere ai crimini israeliani fino a quando i suoi diritti fondamentali non saranno finalmente realizzati, rispettati e sostenuti.
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