(a cura dell’ambasciata di Palestina in Italia) - Martedì 2 maggio Amnesty International ha affermato che le autorità israeliane stanno utilizzando la tecnologia di riconoscimento facciale per consolidare il proprio regime di Apartheid e proseguire con il dominio e l'oppressione dei palestinesi nei Territori Occupati. In un Rapporto intitolato “Apartheid automatizzato: Come il riconoscimento facciale frammenta, segrega e controlla i palestinesi nei Territori Occupati”, Amnesty documenta che le autorità di occupazione stanno usando contro i palestinesi sofisticati strumenti di sorveglianza illegale basati sull'intelligenza artificiale, tra cui spicca il Red Wolf, l'ultimo sperimentato.
L'organizzazione ha spiegato che le autorità israeliane utilizzano questo nuovo sistema di riconoscimento facciale per tracciare i palestinesi e automatizzare dure restrizioni alla loro libertà di movimento, aggiungendo che Red Wolf fa parte di una rete di sorveglianza in continua crescita, che aumenta il controllo del governo israeliano sui palestinesi. Red Wolf, ad esempio, è impiegato ai posti di blocco militari della città di Hebron, nella Cisgiordania occupata, dove scansiona i volti dei palestinesi e li aggiunge a vasti database di sorveglianza senza il loro consenso.
Amnesty ha anche documentato come sia aumentato l'uso da parte di Israele della tecnologia di riconoscimento nella Gerusalemme Est Occupata, specialmente sulla scia delle proteste e nelle aree intorno agli insediamenti coloniali illegali. Sia a Hebron che a Gerusalemme Est, città letteralmente invase dai coloni, la tecnologia di riconoscimento facciale si avvale di una fitta rete di telecamere a circuito chiuso (CCTV) per tenere i palestinesi sotto costante osservazione. Secondo la nota organizzazione per i diritti umani, “l'Apartheid automatizzato mostra come questa sorveglianza sia parte di un deliberato tentativo da parte delle autorità israeliane di creare un ambiente ostile e coercitivo per i palestinesi, con l'obiettivo di minimizzare la loro presenza in aree strategiche”.
Agnès Callamard, Segretaria Generale di Amnesty International, ha sottolineato come l’utilizzo di Red Wolf a Hebron “stia rafforzando le restrizioni draconiane alla libertà di movimento dei palestinesi, utilizzando dati biometrici acquisiti illegittimamente per monitorare e controllare i palestinesi in giro per la città", aggiungendo che i residenti di questa città e di Gerusalemme Est “hanno raccontato come le onnipresenti telecamere di sorveglianza abbiano invaso la loro privacy, represso il loro attivismo ed eroso la loro vita sociale, lasciandoli costantemente esposti”. Così, “oltre alla costante minaccia di un'eccessiva forza fisica e di arresti arbitrari, i palestinesi devono ora affrontare il rischio di essere rintracciati da un algoritmo che impedisce loro di entrare nel proprio quartiere sulla base di informazioni archiviate in database discriminatori. Questa è l'ultima dimostrazione di come la tecnologia di riconoscimento facciale, se utilizzata per la sorveglianza, sia incompatibile con i diritti umani".
Alla luce di questo Rapporto, frutto di una ricerca sul campo svolta nel 2022 che comprende testimonianze di militari israeliani raccolte dall’organizzazione non governativa Breaking the Silence, fondata nel 2004 da veterani delle forze israeliane, Amnesty ha invitato Israele a porre fine alla sorveglianza di massa dei palestinesi e a revocare le restrizioni arbitrarie imposte alla libertà di movimento dei palestinesi nei Territori Occupati, come passi necessari per lo smantellamento dell'Apartheid.
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