Lorenzo Utile - L’Unione Europea propone di ricorrere a incentivi su vari livelli, per riavviare il processo di pace che possa risolvere la crisi israelo-palestinese e altre questioni considerate prioritarie. Una cinquantina di ministri degli Esteri e rappresentanti di governo di Europa e Medio Oriente si sono riuniti, nel contesto della recente Assemblea Generale delle Nazioni Unite, per mettere sul tavolo “Peace Day Effort”, il piano per rilanciare la pace in Medio Oriente, che fondamentalmente è incentrato sulla Questione Palestinese.
La stasi nei colloqui e l’attendismo internazionale non fanno che aggravare una situazione già da tempo pericolosamente in disequilibrio, i continui episodi di violenza da parte delle truppe di occupazione israeliane, e dei coloni protetti da esercito e polizia, possono fare esplodere le polveri e tutto potrebbe andare fuori controllo. A tale scopo, Lega Araba, Unione Europea, e in prima linea Egitto e Giordania, stanno intensificando gli sforzi, per uno stato di pace duratura e sicura.
Saranno formati tre uffici per mettere a punto i particolari del progetto, all’insegna della cooperazione regionale, e quindi si assisterà a una lunga serie di colloqui fra rappresentanti di governo e ministri di vari Paesi dell’area, che hanno inoltre concordato di valutare i progressi dell’iniziativa ogni tre mesi prima di presentare il pacchetto entro settembre 2024.
L’Unione Europea ha garantito la presentazione di un progetto senza precedenti, con debiti interventi di sostegno economico e molto altro, ma i dubbi non sono pochi, visto il fallimento di tutte le precedenti iniziative.
Trent’anni dopo essere stati firmati nel 1993, gli Accordi di pace di Oslo, intesi come misura temporanea per rafforzare la fiducia e creare spazio per un accordo di pace permanente, si sono trasformati in un sistema di gestione di un conflitto di cui non si vede una fine apparente.
Rimane da definire se gli incentivi saranno sufficienti per spingere entrambe le parti a fare concessioni verso un accordo, ma saranno certo sufficienti. Se anche la pace è improbabile in tempi brevi, dato lo stallo politico tra una soluzione intransigente e contraria alla soluzione dei due Stati da parte del governo israeliano e una leadership palestinese indebolita, qualche movimento sembra possibile. Gli analisti ritengono che un potenziale accordo di normalizzazione tra Arabia Saudita e Israele potrebbe potenzialmente cambiare l’impostazione del processo, ma serve un ampliamento a maggioranza del riconoscimento ufficiale dello Stato Palestinese. L’ultimo dieci anni fa da parte della Svezia, mentre 3,2 milioni di palestinesi vivano in Cisgiordania e 2,2 milioni a Gaza, continuamente oggetto di vessazioni, prepotenze, violenze e uccisioni.
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