(a cura dell’ambasciata di Palestina in Italia) - La mattina presto del 5 gennaio, le autorità israeliane hanno rilasciato Karim Younis, dopo averlo tenuto in carcere per 40 anni. Younis, che ora ha 66 anni, è un palestinese nato nel 1948 residente nella città araba di Ara, nel nord di Israele. Arrestato il 6 gennaio del 1983 per la sua resistenza all'occupazione israeliana, è stato inizialmente condannato alla forca, poi all'ergastolo, e infine a 40 anni di detenzione, che sono appena scaduti.
In realtà, sia Karim che suo cugino Maher Younis, anche lui nelle carceri israeliane dal 1983, dovevano essere liberati nel 2014 in seguito a un accordo mediato dall'allora segretario di Stato americano John Kerry, per cui Israele avrebbe dovuto liberare tutti i prigionieri palestinesi detenuti prima della firma degli accordi di Oslo del 1993. Tuttavia, dei quattro gruppi di prigionieri per cui era prevista la scarcerazione, solo i primi tre poterono goderne. Il quarto, che comprendeva i cugini Younis, insieme ad altri palestinesi provenienti da Israele e da Gerusalemme Est occupata, rimase vittima di un cambiamento d’idea da parte della leadership israeliana, che rinnegò la propria promessa e si rifiutò di liberare i detenuti, contribuendo così al fallimento di qualsiasi negoziato.
Perfino adesso, al momento della liberazione, le forze israeliane hanno cercato di impedirla, rilasciando Karim senza preavviso, la mattina all’alba, e in un luogo molto lontano da casa sua, dove la polizia israeliana aveva fatto irruzione per confiscare le bandiere palestinesi e avvertire che qualsiasi celebrazione sarebbe stata punita severamente.
Per la verità, più che l’assenza di cori patriottici proibiti avrebbe pesato, per Karim, l’assenza dei suoi genitori, morti prima di poterlo rivedere libero. Mentre il padre è morto 24 anni dopo l’arresto del figlio, la madre Sabiha ce l’aveva quasi fatta a riabbracciarlo fuori dalla prigione; ma dopo un’attesa lunga poco meno di 40 anni, lo scorso maggio si è dovuta arrendere al destino che più temeva: quello di morire senza vedere Karim finalmente libero.
Per questo, appena uscito dal carcere, Karim è andato a visitare la tomba dei suoi. Dopodiché, lui che da anni rappresenta un simbolo della lotta per i diritti dei prigionieri e di tutto il popolo palestinese; lui che in prigione ha scritto due libri intitolati La realtà politica in Israele (1990) e Conflitto ideologico e insediamento (1993), ha voluto prendere di nuovo in mano la penna per rivolgersi alla sua mamma e al suo papà, al popolo e alla leadership palestinese, al mondo intero: “A tutti, io dico, poiché la libertà è il più sacro degli obiettivi, la Palestina merita tutti i nostri sacrifici. Sì, miei cari, la Palestina merita, e voi, combattenti per la libertà, meritate altrettanto. Oggi non posso che promettervi che la mia voce invocherà la vostra libertà, diffondendo il più possibile la vostra voce tra il nostro popolo, tra i suoi leader e in tutto il mondo”. Da parte sua, la leadership palestinese ha celebrato la liberazione di Karim Younis ricordando come la questione dei prigionieri rappresenti una priorità assoluta (secondo il presidente Abu Mazen) e come tutti i prigionieri palestinesi detenuti dalle forze di occupazione debbano essere liberati al più presto, secondo il primo ministro Mohammad Shtayyeh).
Comments