Roberto Roggero - Non sono pochi, nella Palestina sotto occupazione, ad avere vissuto la tragica esperienza del carcere, e purtroppo fra questi anche molti bambini, posto che anche un solo caso è già troppo. Diversi si trovano ancora oggi detenuti, e a tale proposito sembra che l’azione delle organizzazioni umanitarie e della stessa Unicef, si scontri con l’indifferenza della comunità internazionale e dimostri ancora una volta tutta la propria impotenza.
Sono gli stessi palestinesi ad agire da soli, o con aiuti centellinati, e alcuni successi sono stati raggiunti, come con il Progetto Pace dei Bambini, ma c’è ancora tanto da fare, perché nelle prigioni israeliane si trovano tutt’ora giovanissimi non ancora adolescenti, sottoposti al vergognoso provvedimenti della detenzione amministrativa o solo per l’accusa di aver lanciato qualche pietra. Solo per questo, la legge di occupazione israeliana permette l’arresto e l’incarcerazione fino a dieci anni. Ci si domanda realmente perché, di fronte a una violenza e un sopruso di questo tipo, la comunità internazionale volti la testa e resti indifferente, e permettere che bambini di appena 12 anni possano già avere conosciuto un’esperienza simile. Second i dati ufficiali, dall’inizio del 2022, oltre 4.450 persone si trovano in prigione, e 200 sono minorenni, e solo lo scorso anno, le forze di occupazione israeliane hanno arrestato circa 8.000 palestinesi, compresi 1.300 minori e oltre 180 donne.
Un esempio per tutti sono i bambini del villaggio di Tuqua, che oggi si trova strangolato fra gli insediamenti dei coloni israeliani e torri di sorveglianza con soldati armati.
Senza un riconoscimento internazionale di questo vergognoso fenomeno, i palestinesi contano solo su sé stessi, sia per salvaguardare l’infanzia rubata, sia per proteggere e reinserire in una vita normale i bambini traumatizzati dal carcere, ma anche per tutelare le persone da eventuali ritorsioni contro le famiglie, perché oltre la violenza dell’arresto a danno dei bambini, le loro famiglie sono costrette a pagare una multa di circa duemila shekel circa 570 euro. Esistono delle associazioni definite “Club dei Detenuti”, all’interno delle quali lavorano avvocati specializzati in diritto minorile, che prestano la loro opera gratuitamente, oltre a una profonda solidarietà per aiutarsi a vicenda, saldando magari per un amico una parte della somma.
Il villaggio di Tuqua è considerato “strategico”, perché si trova sulla strada per Hebron, poco dopo Betlemme, ed è circondato su tre lati da insediamenti di coloni israeliani, quindi vige un rigido e continuo controllo di mezzi militari blindati anche nelle strade del villaggio. Accanto al villaggio inoltre passa la strada che viene spesso utilizzata dai coloni per muoversi in automobile e per raggiungere anche Israele.
Gli scontri con i coloni sono quindi all’ordine del giorno, anche se la popolazione di Tuqua è composta quasi unicamente da contadini, perché i coloni cercano di impossessarsi delle terre, e per chi rappresenta l’unica fonte di sostentamento, certamente la difende come farebbe una qualsiasi altra popolazione al mondo.
Negli ultimi mesi, la percentuale di arresti a danno di minori sembra essere aumentata, come dichiarano anche alcune associazioni per i diritti umani. Il numero dei minori incarcerati senza giusta causa è raddoppiato nell’ultimo anno, inoltre il Mossad è arrivato a minacciare personalmente gli insegnanti all’interno delle scuole, avvisando loro che l’intenzione sarà quella di arrestare sempre più bambini in futuro. Anche le famiglie sono intimorite, con la minaccia del ritiro del permesso di raggiungere Gerusalemme (Al-Quds), dove diverse persone si recano per lavorare o per raggiungere la moschea di Al-Aqsa. I militari sono arrivati a distribuire volantini in cui vi è scritto che verranno messe in atto multe maggiorate a danno dei minori.
I bambini, già spaventati, vengono terrorizzati ancora di più con atteggiamenti che demoliscono la loro psiche. In alcuni casi è accaduto siano stati fatti salire su un blindato in cui vi erano cani addestrati all’attacco, e pare che durante la detenzione, vengano spostati di cella e inseriti in quella di un presunto detenuto palestinese, che in realtà è un agente del Mossad. Ciò che preoccupa maggiormente è la totale mancanza di sicurezza, e i danni psicologici che i bambini porteranno addosso crescendo, a causa dei continui arresti. Alcuni poi si trovano in prigione da oltre un anno. A ciò si deve aggiungere la continua minaccia dei coloni, estremamente violenti, che entrano nel villaggio sparando, con il rischio di colpire chiunque, e con la protezione delle forze di occupazione. Per quanto ancora tutto questo sarà permesso? (fonte: bocchescucite.org)
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