Assadakah Roma News - Le verifiche dell’ONU e di diverse altre organizzazioni, anche non governative rivelano un peggioramento delle condizioni di vita della popolazione palestinese, sempre più vessata dall’occupazione illegale israeliana, e le previsioni non sono incoraggianti. Fra la fine del 2020 e la fine del 2021, sono stati uccisi 315 palestinesi da parte delle forze di sicurezza israeliane, di cui 77 bambini, e oltre 17.500 sono stati i feriti. Nello stesso periodo, gli israeliani uccisi sono stati 30, di cui due bambini, e 824 feriti. L’ONU denuncia il mancato accertamento delle responsabilità dei crimini. La condizione dei diritti umani nei Territori Palestinesi occupati continua a peggiorare. I soldati israeliani usano sempre di più munizioni da guerra in Cisgiordania e a Gerusalemme Est, e si intensificano anche le violenze perpetrate dai coloni.
L’Alto Commissariato ONU per i Diritti Umani, che dovrebbe tutelare i diritti dei palestinesi, secondo la Risoluzione 46/3 del febbraio scorso, è ostacolato nello svolgere il proprio lavoro, così come lo staff dell’ONHCR, che si vede costantemente proibire l’accesso alla Cisgiordania e soprattutto alla Striscia di Gaza. La comunità internazionale e i governi occidentali continuano a voltare la testa e a fare finta di niente di fronte alle continue violazioni dei diritti umani. E a concedere tacitamente l’impunità per le violenze commesse e l’aumento delle restrizioni alla libertà di espressione, associazione e riunione di coloro che difendono i diritti umani. Durante l’ultima grave escalation di violenza, nel maggio 2021, in dieci giorni di guerra i missili israeliani hanno ucciso oltre 250 persone a Gaza, fra cui 42 donne e 67 bambini, e oltre 2.000 sono stati i feriti, e a nulla sono servite le 57 denunce penali e 259 civili rivolte alla Procura Militare israeliana, che non ha aperto alcuna indagine in merito, né ha perseguito i responsabili. La stessa impunità è manifesta nei casi di uso indiscriminato e illegale della forza nelle irruzioni, arresti (anche di minori), confische, detenzioni, demolizioni di abitazioni, espansione degli insediamenti, uccisioni extra-giudiziali, in particolare durante le manifestazioni della “Marcia del Ritorno” nella Striscia di Gaza
Un altro triste capitolo del documento riguarda i casi di maltrattamento, alcuni dei quali riconducibili alla tortura, all’interno delle strutture di detenzione israeliane. Sono oltre 1.300 le denunce relative a casi di tortura, e solo due le indagini aperte dalla Corte di Giustizia israeliana, che naturalmente si sono concluse senza esito alcuno. Casi che, secondo i relatori ONU, sollevano serie preoccupazioni sui metodi di interrogatorio usati dalle forze di sicurezza di Israele, applicati in spregio al divieto della tortura.
Le conclusioni degli esperti dell’ONU sono chiare per tutti i soggetti coinvolti. L’invito al governo di Israele e all’Autorità Nazionale Palestinese è anzitutto quello di “condurre indagini rapide, indipendenti, imparziali, complete, efficaci e trasparenti su tutte le presunte violazioni del diritto internazionale in materia di diritti umani e del diritto umanitario internazionale, comprese le accuse di crimini internazionali” e di garantire a tutte le vittime e alle loro famiglie “risarcimenti che tengano conto dei fatti commessi e della verità”.
La seconda richiesta rivolta al governo di Tel Aviv è quella di archiviare le accuse contro le ONG in assenza di prove concrete e di garantire che i difensori dei diritti umani non vengano detenuti, accusati e condannati in relazione al loro legittimo lavoro.
La terza sollecitazione alle autorità israeliane è quella di riprendere la cooperazione con l’ONHCR. Alcune esortazioni sono rivolte anche ai Paesi terzi, che possono avere un ruolo determinante nel garantire ai palestinesi una vita dignitosa.
Le Nazioni Unite ribadiscono l’invito a tutti gli Stati e agli organi competenti ad adottare misure necessarie per garantire il pieno rispetto e l’osservanza delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza, dell’Assemblea Generale e del Consiglio per i Diritti Umani. Un appello che, visti i recedenti, probabilmente è destinato a cadere nel vuoto, concedendo alle autorità di occupazione israeliane, di continuare ad agire nella totale impunità.
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