(a cura dell’ambasciata di Palestina in Italia) - Per i palestinesi, tanto potere e tanto spazio ai coloni comportano non solo la perdita di terreni, risorse naturali, allevamenti, case e posti di lavoro, ma anche aggressioni quotidiane, che precedono, accompagnano e seguono la costruzione di avamposti e insediamenti.
Secondo la Commissione per la Resistenza al Muro e agli Insediamenti, solo nello scorso mese di gennaio i coloni hanno effettuato almeno 150 attacchi contro i palestinesi e le loro proprietà. Per la metà dei casi, si è trattato di tentativi di stabilire con la violenza nuovi avamposti di insediamento in diverse aree della Cisgiordania Occupata, principalmente nel Governatorato di Nablus.
Lo stesso Rapporto della Commissione documenta la distruzione di 758 alberi da parte dei coloni, la maggior parte dei quali ulivi sradicati nei Governatorati di Ramallah (285), Nablus (200) ed Hebron (100).
Vi sono poi le aggressioni a sfondo religioso, dettate dall’odio. Ne è esempio l’attacco rivolto a un ristorante armeno il 26 di gennaio, duramente condannato dai Capi delle Chiese Cattoliche di Gerusalemme e in particolare dal Patriarca Latino, Pierbattista Pizzaballa, che si è recato sul posto per mostrare la propria solidarietà.
“Questa violenza non provocata”, si legge in un comunicato dell'Assemblea dei prelati, “ha instillato paura nei negozianti e nei residenti del quartiere cristiano nonché nei visitatori, prolungandosi fino a quando non è intervenuta la polizia un'ora dopo, senza peraltro effettuare alcun arresto”. L'attacco, ha aggiunto l'Assemblea, è stato "solo l'ultimo di una serie di episodi di violenza religiosa che stanno colpendo i simboli della comunità cristiana e non solo". L'Assemblea ha perciò condannato tali azioni, esprimendo la propria preoccupazione “per l'escalation di violenza nella Città Santa”, e sottolineando che quanto accaduto nella strada che conduce al Santo Sepolcro, il luogo cristiano più sacro al mondo, all’interno del Quartiere Cristiano che ospita molti monasteri e chiese, risulta particolarmente grave.
Le autorità di occupazione israeliane sono evidentemente responsabili, secondo i Capi delle Chiese, di non aver intrapreso alcun passo tangibile per fermare i casi di violenza dei coloni ebrei contro i palestinesi, compresi i cristiani. Fatto sta che lo stesso giorno dell’aggressione contro i cittadini armeni, un gruppo di coloni estremisti malediceva il profeta Maometto e cantava "Morte agli arabi" nei pressi della Porta di Damasco (Bab Al-Amoud), prendendosela con dei giovani palestinesi.
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