Assadakah News - Per la prima volta nella storia del Pakistan, la massima commissione giudiziaria del paese ha nominato una giudice donna alla Corte Suprema. La cinquantenne
Ayesha Malik è stata ampiamente supportata da avvocati e Ong per il suo impegno a favore della parità di genere in questo paese a maggioranza islamica. A lei si deve avere fatto abolire il certificato di verginità, obbligatorio in alcune regioni, per le vittime di stupro. La sua nomina è stata inoltrata dal capo della giustizia pakistana, Gulzar Ahmed, anche se ora deve essere confermata da una commissione parlamentare: un passaggio che però viene indicato dai mass media locali come un pro-forma.
La nomina tuttavia non è avvenuta senza polemiche. L'anno scorso la commissione di nove membri aveva rifiutato la sua candidatura anche se questa volta ha ottenuto la maggioranza di cinque voti su quattro in suo favore.
In una società profondamente misogina come quella pachistana l'arrivo di una giudice alla Corte Suprema continua a fare discutere. Malik, nel corso della sua carriera, ha emesso alcuni verdetti storici come aver messo fuori legge i test di verginità per le donne vittime di stupro. Si trattava di una pratica umiliante e per certi versi violenta, ampiamente utilizzata per gettare sospetti sulla vittima e scagionare l'accusato.
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