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ONU: “Israele restituisca il Golan”…Ma il resto?

Lorenzo Utile - Ormai da decenni, il territorio noto come Alture del Golan è oggetto di contesa, come lo sono le martoriate Striscia di Gaza e Cisgiordania (terra palestinese), o la zona delle Fattorie di Sheba, appartenenti al Libano). Eppure solo per il Golan l’Assemblea Generale ONU si è messa in movimento, promulgando una nuova Risoluzione, lo scorso 28 novembre, che sostiene il ritiro di forze di occupazione dal territorio appartenente alla Siria.

Poiché le Risoluzioni ONU non hanno validità pratica sul piano del diritto internazionale, ma costituiscono esclusivamente una sorta di “consiglio per il quieto vivere”, Israele, da parte sua, sa bene di potersene infischiare a testa alta.

La Risoluzione sul Golan è stata presentata da un nutrito gruppo di Paesi, fra cui Algeria, Venezuela, Egitto, Giordania, Iraq, Qatar, Corea del Nord, Cuba, Kuwait, Libano, Mauritania, Emirati Arabi, Tunisia e ovviamente Siria. Il documento ha ricevuto il sostegno di 91 Paesi, compresi Russia, Brasile, India, Cina, Sudafrica e Arabia Saudita. Solamente otto Paesi, tra cui gli Stati Uniti, Regno Unito, Australia, Canada e (ovviamente) Israele, hanno votato contro, mentre 62 Paesi si sono astenuti. La Risoluzione, in otto punti, afferma che Israele non ha ancora attuato la Risoluzione 497 del 1981, che dichiara nulla l’annessione israeliana. Con riferimento alla precedente risoluzione, mai rispettata da Israele, il documento “chiede” ancora una volta il ritiro completo dal Golan siriano.

La risoluzione stabilisce inoltre che l’occupazione del Golan è un ostacolo per una pace giusta e duratura nella regione e per tale motivo l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite invita Israele a riprendere i negoziati.

Il recente voto dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha portato nuovamente l’attenzione sulla questione del Golan, in un momento in cui Israele si trova già sotto i riflettori per il massacro nella Striscia di Gaza. Con questo viene sottolineato che Israele occupa illegalmente anche e soprattutto i territori palestinesi, siriani e libanesi nella completa impunità, con l’appoggio degli Stati Uniti e della maggioranza del blocco occidentale, la cui stampa servile continua nell’ipocrita presentazione dello Stato ebraico come unica democrazia in Medio Oriente.

La questione delle alture del Golan va però oltre la disputa Israele-Siria. Nella complessa situazione del Medio Oriente, il persistere delle tensioni nel Golan e la Questione Palestinese non fanno altro che aumentare l’instabilità, di cui Israele resta uno dei principali responsabili, soprattutto della grave crisi umanitaria, visto che la popolazione della regione prima del conflitto del 1967, in maggioranza siriana, è stata costretta ad abbandonare la zona o ad accettare l'occupazione militare. Nel frattempo è in corso una subdola pulizia etnica.

In sintesi, per poter pensare a una situazione di pace, a parte la tanto agognata e ancora lontana soluzione a due Stati, rimane comunque necessario che Israele restituisca i territori occupati illegalmente: Golan alla Siria, Fattorie di Sheba al Libano, Territori Palestinesi ai palestinesi. In questo, come in molte altre questioni, l’ONU ha già più volte dimostrato la sua totale e ben calcolata impotenza, oltre ad avere ormai dato negli anni una immagine pubblica che corrisponde a un grande baraccone da circo.

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