Assadakah News - “Israele ha tutto il diritto di colpire il Libano”, queste le parole pronunciate da premier sionista israeliano Benjamin Netanyahu all’Assemblea Generale dell’ONU. Meno di un’ora dopo, un’ottantina di bombe hanno sbriciolato il quartier generale di Hezbollah a Beirut, e ucciso Hassan Nasrallah. Il tempismo” dell’operazione, la più imponente realizzata da Israele in undici mesi di conflitto, non può essere casuale. Fonti del gabinetto di guerra di Tel Aviv sostengono che il premier avrebbe cercato di posticipare l’attacco al suo ritorno da New York. Il via libera sarebbe arrivato all’ultimo, in seguito all’apertura di «una finestra di opportunità». In ogni caso, la concomitanza tra il raid su Dahyeh e l’intervento al Palazzo di Vetro ha squarciato il velo sul dramma in cui è immersa la comunità internazionale.
Se per Netanyahu il raid ha costituito una svolta storica, la gran parte dei leader mondiali dice di non volere una guerra su vasta scala in Medio Oriente. Eppure sembra incapace di evitarla, o comunque non sta facendo niente in tal senso, tollerando addirittura parole come “Israele ha tutto il diritto di colpire il Libano”. Lo stesso tono usato dal presidente russo Putin, che purtroppo è passato dalla parte del torto attaccando l’Ucraina e che, appena pronunciate, hanno mobilitato la Nato per una guerra su vasta scala. E’ la politica dei due pesi e due misure, che rivela evidentemente come libanesi e palestinesi siano considerati persone di second’ordine, o che vivono in una terra dove non vi sono gli stessi interessi.
Il 7 ottobre 2023 ha reso ancora più evidente la crisi del multilateralismo. Come se non bastasse, Netanyahu si può permettere di accusare l’ONU di “antisemitismo globale.
Messo in altri termini: può essere quella militare, da sola, la via più efficace per dirimere le controversie politiche? Le Nazioni Unite sono state create proprio nella consapevolezza, maturata dopo la Seconda guerra mondiale, del contrario, ma evidentemente oggi appare come una grande e capillare struttura, completamente vuota.
Fa rabbrividire poi quanto affermato poco dopo il raid dal segretario di Stato americano, Antony Blinken: “La questione non è se Israele ha il diritto di affrontare le minacce che minacciano la sua esistenza: ovviamente lo ha. Il punto, però, è quale sia il modo migliore per raggiungere tale obiettivo”… Una legittimazione delle intenzioni genocide del governo sionista israeliano, in forza della quale Netanyahu non ha nemmeno voluto incontrare Blinken a New York. Inoltre, il giorno precedente, prima di arrivare alla sede ONU, Netanyahu ha provveduto a fare saltare la tregua con Hezbollah che Washington, principale mediatore insieme alla Francia, dava per conclusa. Un passo avanti per farne tre indietro…
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