Assadakah News Agency - Non solo Gaza, non solo Sahara Occidentale (e la lista sarebbe decisamente lunga), ma anche in Sudan. Le Nazioni Unite dimostrano ancora una volta smaccatamente la propria assoluta impotenza con la decisione del Consiglio di Sicurezza di chiudere la missione internazionale UNITAMS in Sudan, abbandonando il Paese a sé stesso. La votazione si è conclusa con 14 membri a favore e l’astensione della Russia, quantomai interessata direttamente a prendere il controllo del Paese africano, dove il gruppo Wagner ha già ottenuto l’appalto per il servizio di sicurezza delle principali miniere d’oro, coltan e petrolio, oltre all’interesse di portare a termine tutti i passi necessari per la grande base militare di Port Sudan sul Mar Rosso.
Per salvare la faccia, il Consiglio di Sicurezza ONU, che in nulla differisce dal consiglio di amministrazione di una normale Società per Azioni, ha espresso “preoccupazione per la situazione umanitaria”, e “ha invitato” le parti belligeranti a rispettare una tregua e cercare una soluzione politica con il negoziato. Insomma, al Palazzo di Vetro ci si lava le mani, dando inizio alla fase transitoria di tre mesi per il ritiro del personale e trasferimento di “compiti possibili e praticabili” ad altre istituzioni dell’ONU operanti in Sudan. Anche in questo caso, come per la Striscia di Gaza, lo Yemen, e tutti gli altri casi in cui sono coinvolte missioni di pace ONU, l’etichetta rimane la stessa: ipocrisia.
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