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ONU - Al Burhan: “Il conflitto in Sudan potrebbe estendersi”

Assadakah News Agency - Nel corso della 78a Assemblea Generale delle Nazioni Unite, fra i leaders dei Paesi arabi e musulmani che hanno tenuto gli interventi più importanti su situazioni di emergenza, vi è stato anche il generale Abdel Fattah Al Burhan, comandante delle Forze Armate Sudanesi e presidente del Consiglio Supremo di Transizione riconosciuto a livello internazionale, quindi di fatto attuale presidente della Repubblica del Sudan.

Il generale Al Burhan ha richiamato l’attenzione della Assemblea sulla situazione in corso del proprio Paese, dilaniato da una drammatica guerra civile a causa del rifiuto dei reparti paramilitari noti come Rapid Support Force di smobilitare. La Costituzione del Sudan, infatti, stabilisce che il Paese debba avere una sola forza armata per la difesa nazionale, ma la RSF comandata dal generale Mohamed Hamdan Dagalo, meglio conosciuto con il nome di battaglia Hemeti, già vice dello stesso Al Burhan.

Il problema principale è che i paramilitari della RSF sono di fatto i diretti continuatori delle formazioni Janjaweed, tristemente famosi per essere stati responsabili del genocidio del Darfur durante gli anni passati. Di fatto forze ribelli che ancora oggi si rendono responsabili di crimini contro l’umanità, e ancora nel Darfur dove avrebbero intenzione di mettere in atto una vera e propria pulizia etnica a danno delle etnie come i Masalit, etnia alla quale apparteneva il governatore del Darfur Occidentale, Khamis Abkar, barbaramente ucciso dai paramilitari ribelli delle RSF. Sono oltre quattro milioni di persone che vivono in piccola parte nel Chad Orientale, ma principalmente nel West Darfur. Noti anche come Masala, vivono anche in gruppi stanziati nell’area di Al Qadarif, nel Sudan orientale, e anche in alcune zone dello stato meridionale detto Janub Darfur, in circa 20mila.

Al Burhan ha avvertito del rischio di allargamento incontrollato del conflitto al resto del Paese, e ha chiesto alla comunità internazionale di sostenere la legalità nella lotta contro i ribelli delle RSF, lasciando intendere che le forze ribelli hanno legami con il gruppo russo Wagner, già oggetto di sanzioni da parte della UE e degli USA per le sue attività in Africa.

“Il conflitto in Sudan è una minaccia per la pace e la sicurezza regionale e internazionale”, ha detto Al Burhan. “I paramilitari hanno infatti cercato il sostegno di gruppi fuorilegge e terroristi, attivi in vari Paesi”. Nel suo discorso Al Burhan ha invitato la comunità internazionale a designare le Forze di Supporto Rapido come gruppo terroristico.

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