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Oman - Il ruolo fondamentale fra Iran e USA

Roberto Roggero* - Mentre a Teheran si è svolta una massiccia manifestazione di massa a sostegno del popolo palestinese, e la comunità internazionale discute, l'esercito israeliano ha preso il controllo completo del corridoio Morag, nel sud della Striscia di Gaza, isolando Khan Younis da Rafah che ora è completamente circondata dalla 36a divisione dell'IDF che controlla il Morag, e dalla divisione Gaza che opera nel Corridoio Filadelfia, confine tra Egitto e Striscia di Gaza.

Il ministro degli Esteri del Sultanato dell'Oman, Sayyid Badr bin Hamad Al-Busaidi
Il ministro degli Esteri del Sultanato dell'Oman, Sayyid Badr bin Hamad Al-Busaidi

Sempre Teheran attira l’attenzione internazionale, per i colloqui con gli Stati Uniti in svolgimento a Muscat, nel Sultanato dell’Oman, sulla questione nucleare.

I colloqui si svolgono per intermediari, per questo è estremamente importante il ruolo del ministro degli Esteri dell’Oman, Badr bin Hamad Al Busaidi, che ha incontrato la delegazione della Repubblica Islamica dell’Iran, presieduta dal ministro degli Esteri, Abbas Araghchi, il quale ha ribadito la richiesta di un accordo equo e onorevole da posizioni paritarie, e comunque intenzionato a tutelare gli interessi del proprio Paese e della Regione. L’amministrazione americana pare prendere tempo, il presidente Trump ha dichiarato di volere un Iran soddisfatto ma senza armi nucleari, ma è evidente che la posta in gioco sia il processo di pace in un’area fondamentale per gli equilibri del pianeta.

A Muscat, le due parti entrano nei colloqui con intenzioni diverse, una diplomazia condizionata da Teheran da una parte, e doppi messaggi di Washington che combinano minacce e proposte dall'altra.

Il Sultanato dell'Oman è il testimone di un incontro diplomatico di alto livello mondiale, direttamente coinvolto fra funzionari statunitensi e iraniani, per negoziati estremamente complicati, e di immensa importanza per la tempistica e la posizione del Sultanato, che da anni persegue una diplomazia impegnata nella mediazione di scottanti dossier regionali.

L'importanza di questi negoziati è quanto mai fondamentale per i delicati equilibri e specialmente per i ben calcolati dis-equilibri del Medio Oriente degli ultimi mesi, sull'orlo di una guerra in espansione.

Iran e Stati Uniti e l’Iran hanno già avuto contatti in Oman sugli attacchi Houthi nel Mar Rosso. Washington ha giocato la carta data l’influenza che Teheran avrebbe sulle autorità houthi. La delegazione americana era guidata da Brett McGurk, coordinatore della Casa Bianca per il Medio Oriente, e da Abram Paley, inviato speciale degli Stati Uniti per l’Iran. La rappresentanza di Teheran è stata invece guidata dal viceministro degli Esteri, Ali Bagheri Kani. Le due delegazioni, già in questo incontro, non si sono incontrate direttamente, ma hanno comunicato attraverso funzionari del Sultanato dell’Oma, trovandosi in luoghi separati. Le delegazioni iraniana e americana hanno pieni poteri negoziali, ovvero possono prendere decisioni fondamentali. Tale orientamento, ovviamente va nei due sensi opposti, e questo è il rischio.

Nella rappresentanza della Repubblica Islamica è presente Ali Shamkhani, consigliere della Guida Suprema per gli affari politici, che ha confermato che il ministro degli Esteri Abbas Araqchi è pienamente autorizzato a guidare la delegazione iraniana, sottolineando proposte pratiche, spiegando che il percorso verso una soluzione sarà facile se Washington mostrerà sincerità e reale volontà politica. Il viceministro degli Esteri, Majid Takht Rawangi, ha sottolineato che crede nel dialogo basato sul rispetto reciproco ma rifiuta imposizioni: “La cooperazione regionale è il modo migliore per affrontare i problemi della Regione. Teheran non accetta di rinunciare al programma nucleare a soli ed esclusivi scopi pacifici, come parte di qualsiasi potenziale accordo”.

L’amministrazione americana entra nei negoziati armata di molti messaggi motivazionali, minacce di Trump e dei suoi funzionari, accompagnate inviti a raggiungere un accordo che realizzi stabilità, sul duplice quanto ragionevolmente valido, anche se molto cinico, che " pace è potere e potere è pace".

Trump insiste sul fatto che i negoziati saranno diretti, aggiungendo ulteriore ambiguità al panorama. Tuttavia, sia Washington che Teheran mostrano un desiderio comune di evitare guerre dirette, e dare una possibilità alla diplomazia e quindi alla pace.

Mettere d’accordo due fra i Paesi più importanti del mondo, essendo riconosciuto esso stesso fra questi. Tale è il ruolo che il Sultanato dell’Oman ha svolto, e sta svolgendo attualmente, in un contesto multiculturale, multietnico, multipolitico, multinazionale in costante cambiamento…

(*Direttore responsabile Assadakah News)

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