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Oman ed Emirati - Dove il dialogo è una realtà

Lorenzo Utile - Libertà di culto, pur con divieto di fare propaganda e proselitismo, e convivenza delle diversità, non solo fra cultura cristiana e islamica, ma apertura verso tutte le confessioni. Fra Sultanato dell’Oman, Emirati Arabi e Yemen, sono circa un milione i cattolici, quasi tutti immigrati che vivono situazioni diverse, specialmente nello Yemen, a causa della guerra civile, dove i cattolici sono fanno riferimento alla comunità di Madre Teresa di Calcutta. Vi è poi il riferimento ufficiale, mons. Paolo Martinelli, vescovo apostolico in Arabia meridionale, segnale importante.

Negli Emirati Arabi e in Oman le autorità governative hanno recepito l’importanza del dialogo tra fedi diverse, ed esistono buone relazioni fra musulmani, induisti, sikh, cattolici, indù e altri. C’è libertà di culto, ed è possibile vedere una a fianco all’altra una chiesa cattolica, una sinagoga e una moschea, né mancano templi induisti.

La tradizione degli Emirati Arabi è comunque quella di un Paese di tolleranza e coesistenza, anche perché il 90% degli abitanti viene dall’estero. Un dato positivo che costituisce la particolarità di questo territorio. Vengono da circa cento nazioni diverse, la maggior parte sono filippini e indiani. In Oman e negli Emirati Arabi si lavora per superare i conflitti, e vi è una sana predisposizione dal punto di vista delle relazioni culturali ed economiche, una politica di pace, non di conflitto, con tradizioni di ospitalità e coesistenza delle differenze.

L’esperienza in Oman e negli Emirati è l’immagine di una relazione possibile, approfondita, non solo formale, e ne sia prova la visita di Papa Francesco negli Emirati Arabi cinque anni fa, con il famoso documento sulla fraternità. Favorire la conoscenza reale permette anche di superare gli stereotipi, e il concetto che sia necessaria una guerra per rivolvere una questione che invece si può risolvere con il dialogo.

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