Talal Khrais (NNA Beirut) - Imperia e il territorio circostante è famosa ben oltre i confini nazionali per l’eccellenza nella produzione di olio d’oliva. E a Imperia l’eccellenza è l’olio Sant’Agata e Raineri. Con Cristsina Santagata, la cui famiglia produce olio da cinque generazioni, affrontiamo alcuni aspetti, dalla coltivazione al prodotto finale.
Come si produce un olio che sia di livello, insomma, un buon olio d’oliva?
“Un buon olio si può produrre in molte zone del mondo, ma come italiana credo ovviamente nella genuinità del made in Italy. La cosa fondamentale è l’utilizzo della materia prima che sia di qualità, cioè la coltivazione dell’olivo, da quale tutto ha origine, poi sono importanti anche le tecniche di lavorazione, ovvero, utilizzare la tecnologia in modo corretto, per offrite al consumatore un prodotto che rappresenti il territorio, che abbia il “sapore” della terra dove viene prodotto. Fondamentalmente credo che non si possa parlare di un olio migliore di un altro, a parte la scelta personale di gusto o preferenza, ma per quanto riguarda il punto di vista del produttore, credo che ogni olio debba esprimere, se così si può dire, le caratteristiche della zona di provenienza. Noi ci troviamo in Liguria, certamente una regione molto rappresentativa in Italia per quanto riguarda l’olio, e che ha le sue peculiarità, specie nel territorio imperiese. Caratteristiche come il sentore di mandorla, la “dolcezza”, altre note estremamente rappresentative di questa parte della Liguria.
Per altro tutta l’Italia è famosa nel mondo per la produzione di olio d’oliva, e ogni territorio dove si produce ha le sue caratteristiche, che lo distinguono dagli altri. E come per l’Italia, lo stesso discorso vale per il resto del mondo, e in particolare per il bacino del Mediterraneo”.
Qual è l’indotto e il giro di affari che copre l’azienda Sant’Agata e Raineri?
“Sant’Agata, fondata nel 1907, con base a Genova, ha un fatturato di circa 100 milioni di euro, mentre quello di Raineri si aggira sui 15 milioni, ed è una eccellenza sul mercato italiano e non solo, con un prodotto di alta qualità, italiano al 100%, riconoscibile per la caratteristica carta dorata che riveste ogni bottiglia, un’altra caratteristica tipica del nostro territorio, alla quale per altro teniamo moltissimo, perché il consumatore sa già che tipo di prodotto di eccellenza trova nella bottiglia”.
Come incidono le condizioni climatiche sulla coltivazione e la produzione? Esistono protezioni specifiche?
“Non esistono particolari accorgimenti per proteggere un raccolto. Le coltivazioni sono esposte agli agenti climatici, che incidono in modo decisivo, ma non è possibile avere difese contro i forti venti, la pioggia, le gelate o le periodiche infestazioni di insetti. Facciamo il possibile, ma è comunque la Natura che comanda…”
A proposito di quest’ultimo aspetto, l’Italia ha una esperienza storica nella coltivazione dell’olivo, e abbiamo visto quello che recentemente è successo in Puglia, altra regione dove si produce un buon olio d’oliva, che ha avuto a che fare con l’infestazione della famigerata Xylella. Anche in Medio Oriente ci sono Paesi per i quali la coltivazione dell’olivo, e la produzione di olio, è un elemento fondamentale per certe economie nazionali, come Giordania, Siria, Libano, che attualmente stanno attraversando un periodo di siccità e di infestazioni di insetti. Potrebbe essere utile una rete internazionale, un Network Mediterraneo, che si attivi per la tutela e la protezione dell’olivo?
“Esiste l’International Olive Oil Council che si occupa proprio di questo, cioè di aggregare e portare avanti la cooperazione specifica per tutto il bacino del Mediterraneo, con studi condotti in condivisione, poi naturalmente ogni singola esperienza a livello regionale o territoriale non può che arricchire l’esperienza comune e il miglioramento del prodotto. A Imperia abbiamo, ad esempio, una scuola famosa nel mondo, per formare esperti assaggiatori di olio, la ONAO, frequentata da operatori provenienti davvero da tutto il mondo, perché l’assaggio è una parte fondamentale nella filiera produttiva, e naturalmente per un continuo miglioramento del prodotto, nei rispettivi Paesi e a livello globale”.
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