Michele Prudente* - “Oggi siamo davanti alla una inequivocabile evidenza: la Palestina, il popolo palestinese è al limite, esausto, oppresso, dopo il recente massacro avvenuto al campo profughi di Jenin, i continui pogrom notturni e l'occupazione israeliana che dura da 75 anni. È un momento di profonda tristezza e frustrazione per il popolo palestinese, che ha subito e subisce perdite, violazioni dei diritti umani e continua privazione della libertà.
Il massacro al campo profughi di Jenin ha scosso le coscienze di tutto il mondo e oggi pare già dimenticato. Le immagini di distruzione e sofferenza hanno suscitato indignazione e richieste di giustizia. È fondamentale che la comunità internazionale si unisca per condannare tali atti di violenza e per garantire che i responsabili siano chiamati a rispondere delle loro azioni, ma non dobbiamo dimenticare che i pogrom notturni continuano ad alimentare la paura e l'insicurezza nella vita quotidiana dei palestinesi. Questi attacchi indiscriminati e violenti minano ogni possibilità di costruire una pace duratura nella regione. È un ciclo di violenza che deve essere interrotto.
Non bisogna dimenticare che l'occupazione israeliana dura da 75 anni, e ha portato a una continua privazione dei diritti fondamentali del popolo palestinese. La Palestina vive sotto un regime di controllo militare, con restrizioni alla libertà di movimento, confische di terre e risorse, demolizioni di case e discriminazione sistematica. Questa situazione di oppressione e ingiustizia deve finire.
La Palestina ha bisogno di pace, sicurezza e di una soluzione politica che rispetti i diritti e le aspirazioni di entrambi i popoli coinvolti nel conflitto. Non possiamo permettere che la violenza, l'occupazione e l'oppressione prevalgano sulla speranza di una coesistenza pacifica.
È fondamentale che la comunità internazionale si impegni attivamente per promuovere il dialogo, la negoziazione e la ricerca di una soluzione politica equa. Solo attraverso il rispetto dei diritti umani, il riconoscimento reciproco e la volontà di compromesso possiamo costruire una Palestina libera e indipendente. Chiediamo a Israele e Hamas di porre fine alla violenza e di impegnarsi in un dialogo costruttivo. Chiediamo alla comunità internazionale di sostenere i diritti del popolo palestinese e di lavorare per una soluzione pacifica e duratura. È ora di porre fine a questa sofferenza e di lavorare insieme per costruire un futuro di pace, giustizia e prosperità per tutti i popoli della regione. Né con Israele, né con Hamas, ma insieme per una Palestina libera, indipendente e in pace”.
(*Socio veterano di Assadakah)
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