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Arabia Saudita/Israele -Condizioni Normalizzazione

Immagine del redattore: Chiara CavalieriChiara Cavalieri
Principe Mohammed bin Salman
Principe Mohammed bin Salman

Chiara Cavalieri (Assadakah News) - Durante un incontro del suo partito Yisrael Beiteinu, Avigdor Lieberman, membro della Knesset israeliana ed ex ministro della Difesa, ha dichiarato che l'Egitto e la penisola del Sinai rappresentano la soluzione al problema della Striscia di Gaza.

Secondo le dichiarazioni di Lieberman, riportate dal sito israeliano Kikar, "l’iniziativa di trasferire i residenti di Gaza nel Sinai e di affidare la responsabilità della Striscia di Gaza all'Egitto".

Normalizzazione con l’Arabia Saudita e il "prezzo doppio"

Riguardo alla possibile normalizzazione tra Israele e Arabia Saudita, Lieberman ha affermato di essere favorevole ma ha contestato le condizioni richieste da Riad: "Il prezzo è doppio, non solo uno Stato palestinese, ma anche un programma nucleare per l’Arabia Saudita".

Ha inoltre sottolineato come le dichiarazioni del principe ereditario saudita contengano "molte contraddizioni".

Ministro degli Esteri dell'Arabia Saudita, Sua Altezza il Principe Faisal bin Farhan bin Abdullah
Ministro degli Esteri dell'Arabia Saudita, Sua Altezza il Principe Faisal bin Farhan bin Abdullah

Il Ministero degli Affari Esteri dell’Arabia Saudita ha ribadito la posizione ferma e immutabile del Regno sulla questione palestinese, dichiarando che non verranno stabilite relazioni diplomatiche con Israele senza la creazione di uno Stato palestinese indipendente con Gerusalemme Est come capitale.

La dichiarazione ufficiale è stata diffusa dopo il discorso del Principe Ereditario e Primo Ministro, Mohammed bin Salman, tenuto il 18 settembre 2024 all'apertura della nona sessione del Consiglio della Shura, e ribadito durante il vertice arabo-islamico straordinario dell’11 novembre 2024 a Riyadh.


Un impegno costante per la causa palestinese


Il Ministero degli Esteri ha sottolineato che l’Arabia Saudita continuerà a lavorare instancabilmente per il riconoscimento di uno Stato di Palestina sui confini del 1967, in linea con le risoluzioni internazionali e con il diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione.


In particolare, Riyadh ha espresso:


  • Il rifiuto categorico delle politiche di insediamento israeliane, dell’annessione di terre palestinesi e di qualsiasi tentativo di spostamento forzato della popolazione palestinese.


  • La necessità di un maggiore impegno della comunità internazionale per alleviare le sofferenze del popolo palestinese e garantire il loro diritto a rimanere nella propria terra.


  • L’importanza di un riconoscimento internazionale dello Stato di Palestina e della sua piena adesione alle Nazioni Unite.



"Nessuna trattativa su questa posizione"


La dichiarazione saudita ha inoltre ribadito che questa posizione non è soggetta a negoziazione o a offerte. L’Arabia Saudita ha già comunicato questa linea sia alla precedente amministrazione statunitense sia a quella attuale, sottolineando che una pace giusta e duratura in Medio Oriente non può prescindere dai diritti del popolo palestinese.


L’annuncio arriva in un momento cruciale, mentre la comunità internazionale discute possibili accordi diplomatici nella regione. Tuttavia, Riyadh rimane irremovibile: senza uno Stato palestinese indipendente, non ci sarà alcuna normalizzazione con Israele.


La posizione di Ben-Gvir


Il leader del partito Jewish Home, Itamar Ben-Gvir, ha dichiarato all'inizio della riunione del suo partito: "Il primo ministro Benjamin Netanyahu deve tornare dagli Stati Uniti con l’impegno di rovesciare il regime di Hamas".


Le proteste egiziane contro il piano di Trump


Fonti israeliane riferiscono che l'Egitto starebbe cercando di ostacolare il piano dell’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump di trasferire gli abitanti di Gaza in Egitto.

La scorsa settimana, una manifestazione di massa si è svolta nella zona egiziana di Rafah contro questo piano, dopo che il presidente egiziano Abdel Fattah el-Sisi ha dichiarato: "L’espulsione o lo spostamento del popolo palestinese è un’ingiustizia a cui l’Egitto non può partecipare".

Fonti egiziane sostengono che queste proteste intendano riaffermare la posizione del Cairo contro qualsiasi forma di pulizia etnica e porre fine alle pressioni americane e israeliane sul governo egiziano.

La prospettiva di una migrazione forzata dei residenti di Gaza viene vista come una minaccia per l’Egitto, con il rischio di compromettere gli accordi di pace con Israele e di trasferire la responsabilità dei palestinesi al Cairo, che già affronta una grave crisi economica.

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