Roberto Roggero* - Una voce narrante, la gente di Masafer Yatta, il vissuto di Yuval Abraham e Basel Adra, e una raccolta di materiale di alto valore storico e culturale. Questo è, in sintesi “No Other Land”, documentario vincitore dei prestigiosi Panorama Audience Award e Berlinale Documentary Award alla cerimonia Berlino74, nonché compreso nella lista dei candidati proposti, per la categoria, all’Oscar 2025.
Basel e Yuval sono coetanei, e la differenza che loro hanno scelto per unirsi è l’essere uno palestinese e l’altro israeliano, ma il problema è che tale uguaglianza è disattesa proprio nella loro stessa terra, pur vivendo a mezz’ora di cammino l’uno dall’altro. Yuval vive in un paese regolato da leggi civili, Basel sotto legge-occupazione militare; Yuval può andare a votare esprimendo le proprie opinioni politiche, Basel non ha diritti, nella Cisgiordania occupata.
“No Other Land” mostra questa drammatica realtà, oggi esasperata dalla guerra, e racconta la quotidianità di due diverse comunità, dove quella di Masafer Yatta è sottoposta a massacri e atti di violenza dalle truppe di occupazione israeliane, seguite dai bulldozer che radono al suolo case e infrastrutture, nell’indifferenza della comunità internazionale e nel mancato rispetto delle risoluzioni ONU.
Il documentario è una testimonianza di anni e anni di oppressione nei confronti delle comunità di palestinesi che vivono nei villaggi situati al confine meridionale della Cisgiordania, un insieme di piccoli centri abitati da agricoltori che vivono in case di pietra e grotte, che risalgono a periodi antecedenti la creazione dello Stato ebraico, ma che lo stato ebraico non riconosce e anzi, dichiarati dal 1980 "zona di addestramento militare chiusa".
Scritto, diretto, prodotto e montato da Basel Adra, Yuval Abraham, Hamdan Ballal, e Rachel Szor, “No Other Land” è attivismo in forma di documentario, nel quale una piccola telecamera riprende tutto ciò che succede, compresa la distruzione di quei villaggi, in un arco di tempo da 2019 all’ottobre 2023, data in cui ha avuto inizio la recente fase di guerra aperta e rappresaglia genocida da parte israeliana. Alla pellicola si aggiungono video antecedenti, che raccontano oltre 30 anni di resistenza, durante i quali la comunità palestinese è stata resa straniera nella propria terra.
Mentre Basel documenta la distruzione della sua comunità, incontra il giovane giornalista investigativo israeliano Yuval, altrettanto deciso a raccontare quello che accade a Masafer Yatta. In breve, nasce una profonda amicizia, e sono proprio i dialoghi fra i due autori che caratterizzano il racconto e illustrano due vite parallele, separate da un incolmabile divario anche se a poca distanza fra loro.
Il tratto di strada che divide le abitazioni di Basel e Yuval segna la mancata libertà di un popolo umiliato da decenni in nome di una legge che sono costretti a subire, e il rapporto che lega i due è la risposta più adatta contro ogni divisione e consapevolezza, ed è innegabile la drammaticità dei racconti di chi ha perso quel poco che possedeva.
Se l’altrettanto crudo “From Ground Zero” raccoglie corti realizzati nel corso del 2024 a Gaza, “No Other Land” testimonia la sistematica distruzione e occupazione da parte dell'esercito israeliano dei villaggi che compongono la comunità di Masafer Yatta, in Cisgiordania.
Un'opera che non si può ignorare, perché arriva direttamente alle emozioni di chi guarda, fra rabbia, impotenza e sofferenza, ma anche di speranza perché è anche la storia di un'amicizia fra due giovani cresciuti in mondi lontanissimi anche se geograficamente vicini.
(*Direttore responsabile Assadakah News)
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