Hussein Ghamlouche* - La situazione nel Sahel è storicamente instabile, lo è per questioni tribali, nazionaliste, economiche, geopolitiche, interessi terzi e altro ancora. In Sudan è in corso una vera e propria guerra civile fra esercito nazionale e ribelli della Rapid Support Force già responsabili del genocidio in Darfur con i famigerati Janjaweed; in Chad la situazione di povertà della popolazione, risente dei flussi di profughi provenienti dal Sudan e ora anche da quelli che probabilmente arriveranno dal Niger, in conseguenza del colpo di stato della giunta militare che ha deposto il presidente Mohamed Bazoum.
Questioni politiche e di potere, nel quadro del continente africano, fondamentale per l’equilibrio del pianeta, rischiano continuamente di mettere in pericolo i diversi processi di pace e di sviluppo in corso. I precedenti non mancano per avere motivo di essere pronti a fronteggiare una nuova eventuale, anzi, probabile situazione di emergenza che coinvolgerà bambini donne, anziani, e susciterà motivi di intromissione in un Paese strategicamente basilare nell’equilibrio della regione del Sahel, con tutte le conseguenze del caso a carico della popolazione.
Il Niger, Paese davvero vasto, confina con Algeria, Libia, Chad, Nigeria, Benin, Burkina Faso e Mali. Ha una storia e una cultura che risalgono a settemila anni a.C. le cui testimonianze sono giunte fino a noi, per poi attraversare periodi splendore con il regno Hausa, in cui vi erano insediamenti importantissimi sulle piste che attraversano il Sahara, e drammatici durante il colonialismo, fino all’agosto 1960, data dell'indipendenza.
La Repubblica Presidenziale del Niger dal luglio 1999 ha una nuova costituzione, ma i governi si sono alternati fra dittature militari e comitati di transizione. Il parlamento è stato sciolto più volte dopo colpi di stato a breve tempo uno dall'altro, poi nel febbraio 2010 il presidente Mamadou Tandjal è stato allontanato da un nuovo golpe, le elezioni del 2011, svolte per altro senza incidenti, hanno decretato la vittoria di Mahmadou Issoufou, in un’atmosfera con buone prospettive, ma l’opposizione tentò un nuovo golpe nell’estate dello stesso anno, poi il colpo di stato del 26 luglio 2023, che ha deposto il presidente democraticamente eletto Mohamed Bazoum, attualmente in stato di arresto per ordine di una giunta militare. Da non sottovalutare le ricchezze del sottosuolo come uranio, diamanti, oro e petrolio.
Il Niger è già funestato da un’alta mortalità infantile, come i Paesi confinanti, povertà e scarsa alimentazione, ma sono altri storici motivi di allarme, tuttavia la popolazione è prevista in raddoppio entro il 2040, dagli attuali 22 milioni e 800mila circa. Alla povertà si aggiunge una bassa alfabetizzazione, sebbene l’attività delle scuole coraniche sia molto diffusa, né bisogna dimenticare gli elementi etnici, fra Hausa, Dallol, Gourmantché, Zinder, Djerna, Tuareg, Buduna, Arabi e altri ancora, con un patrimonio che deve essere preservato, come i siti Unesco, l’antica via del sale, la riserva delle giraffe e molto altro. Per non parlare del patrimonio musicale culturale del Niger, sapiente e capillare mescolanza di influssi delle diverse componenti etniche e cultura occidentale, o la produzione artistica e letteraria. Una delle riserve naturali di flora e fauna che non ha eguali sul pianeta, che non possiamo permetterci di mettere a rischio.
*Ambasciatore internazionale di Pace e Buona Volontà
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