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Niger - Generale Tiani: “Se saremo attaccati sarà un inferno”

Assadakah News Agency - Il comandante della giunta militare golpista del Niger, che si autodefinisce Comitato per la Salvaguardia della Patria”, generale Abdourahamane Tiani, è comparso in pubblico per alcune dichiarazioni di grande impatto. Nel discorso alla tv nazionale, Tiani non è stato per niente incoraggiante, come in tanti, invece, a livello internazionale, avrebbero sperato. “La nostra ambizione non è confiscare il potere”, ha detto Tiani, parlando di una transizione per questo regime militare che “non andrà oltre i tre anni”. Per poi precisare: “Se un’aggressione dovesse compiersi contro di noi, vi assicuro che non sarà la passeggiata salutare alla quale loro credono”, facendo allusione all’Ecowas, la Comunità economica degli Stati dell’Africa orientale, che minaccia Niamey di un intervento militare per ristabilire l’ordine. L’ha accusata di voler “creare un esercito di occupazione in collaborazione con un esercito straniero”.

Insomma, Tiani non ha alcuna intenzione di mettersi da parte e di restituire il potere a Mohamed Bazoum, il presidente spodestato, che era stato eletto democraticamente due anni fa e che si trova ancora prigioniero nella sua residenza ufficiale, in condizioni sempre più dure, fin dall’inizio del golpe. Il suo discorso è durato appena dieci minuti, pronunciato con un tono marziale e con il suo viso impassibile di sempre. Tiani ha anche lanciato un “dialogo nazionale”, che dovrà formulare “proposte concrete” entro 30 giorni, per "porre le fondamenta di una nuova vita costituzionale” (qualcosa che forse assomiglia a una democrazia, ma lui non ha pronunciato quella parola).

Nel discorso non ha mai accennato al destino di Bazoum. Ha, comunque, ribadito la sua “disponibilità a ogni tipo di dialogo, ma che tenga conto degli orientamenti voluti dal popolo nigerino”. Da sottolineare il fatto che non ha fornito nome e cognome a “quell’esercito straniero” cui ha alluso, ma il riferimento sembra alla Francia, ex potenza colonizzatrice, che nel Paese ha dislocato 1500 soldati per la lotta contro i jihadisti, una delle piaghe del Niger e del resto del Sahel.

Poche ore prima Tiani aveva incontrato una delegazione inviata dall’Ecowas per trattare e impedire l’intervento militare che l’organizzazione vuole far scattare, se non si troverà una soluzione di altro tipo (possibilità che viene appoggiata dall’Occidente, a Parigi in particolare). La delegazione era capeggiata dall’ex presidente della Nigeria Abdulsalami Abubakar. La stessa era già venuta nella capitale nigerina lo scorso 3 agosto, ma non era potuta scendere neanche dall’aereo, per il rifiuto della giunta a dialogare. Il velivolo era subito decollato ed era rientrato ad Abuja, la capitale della Nigeria, da dove era arrivato. Questa volta, invece, è andata meglio ed è lo stesso Tiani ad aver ricevuto il gruppo di negoziatori. Ma se qualcuno sperava che il generale cedesse, così non è stato.

La delegazione ha potuto recarsi anche nella residenza presidenziale e incontrare Bazoum. Era accompagnata da Ali Lamine Zeine, il nuovo premier nominato dai militari (un civile, economista, già ministro delle Finanze nel passato). Una fonte vicina all’Ecowas ha sottolineato che “Bazoum ha ancora alto il morale”, anche se la delegazione ha potuto constatare che vive senza elettricità (questa gli è stata tagliata, al pari dell’acqua corrente). In un video, girato al momento dell’incontro, si vede Bazoum sorridente, che stringe la mano a tutti, prima di posare per una foto di gruppo. Tiani e compagnia premono sull’uomo, perché firmi le sue dimissioni. Ma Bazoum, prigioniero con la moglie e un figlio, resiste e non ha ancora ceduto.

Anche Tiani resiste alle pressioni internazionali e fa il duro. La giunta è convinta di avere la popolazione dalla propria parte. I nigerini sono stufi della corruzione che la democrazia ha portato con sé e dell’arricchimento dei “soliti noti”, vicini alla classe dirigente. Diffusa è anche la sensazione che il governo precedente non abbia combattuto con efficacia i jihadisti, che controllano ampie porzioni di territorio di questo Paese, uno dei più poveri del mondo. Ma l’allontanamento dei militari stranieri, presenti proprio per sostenere quella battaglia (oltre ai francesi, un migliaio di americani, un centinaio di tedeschi e 350 italiani, anche se il nostro Paese ha già iniziato a evacuarli), potrebbe addirittura peggiorare le cose, come nel vicino Mali, che, in seguito a un golpe militare, è caduto nell’orbita della Russia e ha visto l’arrivo di oltre 1600 mercenari di Wagner. Ma il numero di civili uccisi dai jihadisti è poi sensibilmente aumentato. Sabato mattina migliaia di volontari si sono riuniti nei pressi dello stadio Seyni Kountché, nel centro di Niamey, rispondendo a un appello di diverse organizzazioni a favore dei golpisti a iscriversi nelle liste di ausiliari civili, che potenzialmente potrebbero essere chiamati a sostegno dell’esercito contro la forza d’intervento dell’Ecowas. Per loro sarà una resistenza agli invasori.

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