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Niger e Sahel - Emergenza popolazione

Aggiornamento: 17 ago 2023

Il Sahel è in fiamme, e a farne le spese, come già in Sudan, Etiopia, Eritrea, e altre sfortunate realtà, è la popolazione, i bambini, le donne, le famiglie, e di conseguenza le strutture sociali, culturali, politiche ed economiche. Ora è il turno del Niger, dove un regime militare ha arrestato un presidente eletto, e ha preso il potere, scatenando caos, paura, scontri armati, risvegliando rivalità tribali, esasperando conflitti interni per interessi terzi (che in Niger sono più che notevoli).

La situazione sta degenerando giorno dopo giorno sebbene, dopo una escalation di tensione al limite dell’intervento armato internazionale, da parte dei Paesi confinanti appartenenti alla Ecowas (organismo dell’africa occidentale per economia e sicurezza), la giunta militare abbia momentaneamente acconsentito a eventuali proposte per risolvere la crisi con la diplomazia.

Ciò non toglie che in Niger, come nei confinanti Mali, Algeria, Libia, Chad, Nigeria, Burkina Faso, la situazione non sia fra le più rosee, sempre riguardo la popolazione di Paesi estremamente ricchi di risorse naturali, che potrebbero essere inseriti regolarmente nel circuito internazionale, e con un conseguente comune benessere e sviluppo, anziché attraverso colpi di stato e guerre civili. Da considerare poi le conseguenze, fra cui la priorità che riguarda i flussi migratori. Le popolazioni di questi Paesi ormai da decenni si trovano in condizioni di povertà, fame, rischio epidemie, a causa di rivalità interne fomentate da interessi concentrati su petrolio, gas, diamanti, oro, coltan, uranio e altro, senza comprendere che il profitto tutto e subito esclude a priori un futuro comune, il quale sarebbe invece assicurato da comunanza di interessi, cooperazione e convivenza, comune sviluppo, e da una politica che dovrebbe sfruttare le diversità culturali, religiose, sociali, per unire anziché dividere. Parole che, nella attuale situazione, molti definirebbero quasi un’utopia, ma che invece sono comunque reali e ancora a portata di realizzazione. Il requisito fondamentale e inequivocabile è comunque quello di volerlo.

Uno spiraglio per salvare il salvabile in Niger, è quindi la speranza data dalla notizia che il regime militare del generale Abdourahamane Tiani, che si definisce Consiglio Nazionale per la Salvaguardia della Patria, avrebbe acconsentito a eventuali trattative diplomatiche con una delegazione di autorità religiose proveniente dalla Nigeria, capeggiata dallo sceicco Bala Lau e in accordo con il presidente nigeriano Bola Tinubu, presidente di turno dell’Ecowas. Genera preoccupazione però la visita che una delegazione golpista nigerina, condotta dal generale Moussa Salaou, ha compiuto in Guinea per chiedere sostegno militare e rinforzo al presidente Mamadi Doumbouya, ex colonnello della Legione Straniera, salito a sua volta al potere con un colpo di stato nel settembre 2021. Insomma, la situazione è quanto mai incerta, mutevole, nell’insicurezza di cambiamenti repentini da un giorno all’altro. Incertezza che si riversa totalmente sulla già stremata popolazione di un Paese fra i più poveri del continente.

E’ fondamentale e necessario, a questo punto, e non solo per il Niger, ma per tutta la comunità internazionale, unire gli sforzi per garantire un futuro, non per cancellarlo, con un concreto intervento diplomatico e soprattutto con l'obiettivo della pace, uniche vere e proprie armi efficaci di quei Paesi che voglioni definirsi civili.

Hussein Ghamlouche - Ambasciatore internazionale di Pace e Buona Volontà

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