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Questione migranti - Che fare?

Aggiornamento: 10 ago 2023


Il problema non si è certo manifestato negli ultimi anni, ma risale a tempi ben più passati, ma rimane senza soluzione e anzi, si sta aggravando, a causa della situazione in continuo disequilibrio di molti, troppi Paese dell’Africa, conflitti, interessi terzi come l’uranio del Niger, ultimo Paese scosso da un colpo di stato, e altro ancora, con conseguenze no solo per i Paesi confinanti, ma anche per l’Europa e l’Italia in particolare, sia come meta che come Paese di transito.

I provvedimenti adottati fino a oggi non hanno sortito grandi effetti, e il Mediterraneo continua a mietere vittime, anche e specialmente fra i più piccoli, che spesso non hanno la forza di reggere una traversata via mare su barconi malfermi. Ed è solo l’ultimo tratto di un itinerario infernale che può durare anche diversi mesi, non solo da Africa e Medio Oriente, ma anche da America Latina e Asia.

A parte quelle relative alla traversata vera e propria, le sfide sono molte, anche una volta arrivati. Dall’integrarsi in un Paese la cui storia, cultura, abitudini e leggi sono decisamente differenti, a opportunità di mantenimento, non di rado indifferenza e razzismo. Nonostante queste difficoltà, molti migranti hanno trovato il modo di adattarsi e diventare parte integrante della società, molti sono anche diventati padri di famiglia.

Dagli anni ’90 del secolo scorso, il flusso migratorio in Italia è praticamente costante, da quando molti cittadini di Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente hanno deciso di migrare in Europa alla ricerca di opportunità lavorative e vita migliore. Molti hanno trovato lavoro nelle fabbriche e nei campi, ma anche nei servizi e nell'edilizia. Negli anni 2000, il flusso ha continuato a crescere, con un numero sempre maggiore a causa di guerre, povertà, mancanza di opportunità.

In particolare, il colpo di stato in Niger non migliora certo la situazione, perché aumentano le pressioni internazionali in un Paese in cui vivono 25 milioni di abitanti, uno dei più poveri dell’Africa occidentale, nonostante sia tra i più ricchi al mondo per l’uranio, e assicuri oltre il 20% delle importazioni all’Unione Europea.

I Paesi dell’Africa occidentale riuniti nella Cedeao (Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale) non escludono l’uso della forza, e hanno interrotto i rapporti economici e finanziari con Niamey, ma oltre alla Cedeao, anche Unione Africana, Unione Europea e Stati Uniti, manifestano estrema preoccupazione. Il colpo di stato mette a rischio maggiore una popolazione già stremata.

Esistono anche altre situazioni di emergenza, come quella delle decide e decine di migranti subsahariani che hanno lanciato appelli per essere soccorsi in una zona del deserto Libia e Tunisia. Questa gente sta letteralmente morendo di inedia. Sono già stati trovati i cadaveri di cinque migranti vicino al confine con la Tunisia, e secondo le guardie di frontiera, questo gruppo di circa 150 persone è solo l’ultimo di una serie, deportate dalla Tunisia ai confini con la Libia o l’Algeria.

Che fare? Una soluzione ideale potrebbe essere il contribuire con sforzi concreti a rendere i Paesi di origine di tanta gente, un posto sicuro per vivere, con possibilità di sviluppo specialmente per le generazioni future.

Hussein Ghamlouche

Ambasciatore Internazionale di Pace e Buona Volontà

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