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Medio Oriente – Summit del Negev e Questione Palestinese

Lorenzo Utile – I media internazionali non hanno dato molta eco all’evento, eppure si è trattato di un fatto senza precedenti. I capi della diplomazia americana, israeliana, egiziana, emiratina e marocchina, si sono coordinati per scoraggiare le avventure espansionistiche dell’Iran e hanno creato una nuova architettura regionale basata su un forum permanente.

Il vertice ministeriale, senza precedenti, tenutosi a Sde Boker, un kibbutz nel Negev, il deserto meridionale di Israele, ha gettato le basi per l’embrionale Nato regionale contro l’Iran. L’incontro dei capi della diplomazia d’Israele e dei quattro Paesi arabi, benedetto dalla presenza del segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha dato vita a un forum stabile di cooperazione in materia di sicurezza, intelligence e tecnologia in un quadro di progresso economico e tolleranza religiosa.

Questa nuova architettura di capacità condivise intimidirà i nostri nemici comuni, ha sottolineato Lapid alla conferenza stampa congiunta che ha chiuso il vertice. Fonti diplomatiche israeliane hanno detto alla stampa ebraica che la futura cooperazione militare sarà principalmente marittima, contro la pirateria e il sabotaggio navale, e aerea, per neutralizzare la crescente minaccia dei droni.

Anche Blinken è stato enfatico, ricordando che qualche anno fa un incontro come quello che si è concluso nel Negev sarebbe stato impossibile da immaginare, e che sono stati gli accordi di Abramo del 2020 per la normalizzazione delle relazioni a potare al Summit del Negev.

“Gli Stati Uniti presteranno il loro pieno sostegno a questo processo di trasformazione nella regione”, ha sottolineato il segretario di Stato, prima di mettere in guardia che gli accordi di Abramo – ai quali hanno aderito finora Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Sudan e Marocco, ma non sono un surrogato del processo di pace israelo-palestinese, sospeso dal 2014.

L’Autorità Nazionale Palestinese e la Giordania, il suo più stretto alleato, sono stati i maggiori assenti al forum del Negev. Anche se Amman era stato convocato, il re Abdullah II ha scelto di andare a Ramallah per sostenere il presidente palestinese Mahmoud Abbas. Quando Blinken gli ha fatto visita domenica nella sede presidenziale della Muqata, per ribadire che gli Stati Uniti continuano a difendere la soluzione dei due Stati, Abbas non ha mancato di evidenziare la necessità di mettere in pratica le idee in cui si crede.

Gli Stati Uniti si accontentano di incoraggiare Israele a fare una “pace economica”, volta a migliorare le condizioni di vita dei palestinesi, senza portare avanti i negoziati per creare uno stato palestinese indipendente. Le due parti sono ormai lontane, si è giustificato il funzionario del Dipartimento di Stato. Il presidente Abbas ha sostenuto che i recenti incidenti in Europa (riferendosi all’invasione russa dell’Ucraina) hanno dimostrato che si continua a ragionare con due pesi e due misure, dal momento che nessuno ritiene Israele responsabile per l’occupazione dei territori palestinesi.

La questione palestinese è stata citata nei suoi discorsi finali alla stampa dai ministri degli esteri arabi. Ma Abdulatif al-Zayani del Bahrein e Abdullah bin Zayed degli Emirati Arabi Uniti hanno sottolineato il rilancio dell’accordo nucleare con l’Iran, che gli Stati Uniti stanno finalizzando contro i desideri di Israele e dei suoi alleati del Golfo. La rimozione del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie dell’Iran dalla lista statunitense dei gruppi terroristici, che Teheran esige prima di ripresentare il patto atomico, è anche una linea rossa per i firmatari degli accordi di Abramo.

L’Egitto, che ha relazioni diplomatiche con Israele da 43 anni, ha rafforzato i legami politici dopo decenni di “pace fredda”, per non essere sostituito dalle monarchie del Golfo come partner regionale privilegiato. Il ministro degli Esteri, Sameh Shoukry, ha sottolineato che la mediazione del Cairo dopo il conflitto dell’anno scorso nella Striscia di Gaza è stata determinante per ridurre le tensioni.

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