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Medio Oriente - Scenari possibili

Assadakah News - Dopo l’assassinio di Ismail Haniyeh, leader di Hamas, e di Fouad Chukri, fra le figure di riferimento di Hezbollah, è atteso un attacco particolarmente duro da parte della Repubblica Islamica dell’Iraq e dello stesso Hezbollah, contro Israele, e saranno due gli scenari possibili nell’immediato futuro. Una prima ipotesi vede Israele assorbire l’annunciata ritorsione e tornare alla “quotidianità” generale delle regole di ingaggio nella strategia della tensione, fino a un prossimo evento.

Una seconda ipotesi vede un attacco Iran-Hezbollah con successiva replica israeliana in un’azione di contrattacco, in accordo e con il sostegno americano. In questo quadro si deve considerare la presenza di fattori esterni, quali il movimento Ansar Hallal dello Yemen, meglio noto come Houthi, o le formazioni irachene che fanno capo a Hashed Chabi, con azioni offensive contro navi e basi militari israeliane o americane, anche situate in altri Paesi arabi come Kuwait, Qatar, Bahrain, Siria, o stesso Iraq e l’Arabia Saudita.

Ovviamente la tensione è alle stelle, e la diplomazia internazionale sta cercando di tenere a freno gli animi per evitare una escalation con conseguente crisi fuori controllo, perché il coinvolgimento diretto dell’Iran non è più una eventualità, e da Teheran sono già partiti gli ordini per i numerosi gruppi alleati in tutta la Regione.

Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha espresso preoccupazione per le crescenti tensioni ed ha esortato il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, a raggiungere rapidamente un accordo di cessate-il-fuoco a Gaza, mentre da Tel Aviv viene diramata la disposizione di massima allerta alle forze armate, e Hamas ha proclamato la "giornata della rabbia" in occasione della cerimonia per la sepoltura di Ismail Haniyeh a Doha, in Qatar.

Teheran avrebbe informato Qatar e Arabia Saudita dell’intenzione di attaccare Israele, chiedendo a Doha e Riyad di non consentire l’utilizzo del proprio spazio aereo a Israele o agli Stati Uniti.

Il conflitto è già allargato e l’Iran è pienamente coinvolto, ed è possibile che non intervenga direttamente, ma che si serva degli alleati regionali.

Ismail Haniyeh era il capo politico di Hamas, a differenza di Yahya Sinwar, uno dei fondatori dell’ala militare del movimento, che attualmente si nasconderebbe nei tunnel di Gaza, aveva la possibilità di assumere il ruolo di mediatore nei negoziati per la liberazione degli ostaggi. La sua eliminazione potrebbe essere un ostacolo alle trattative.

Masoud Pezeshkian, neo presidente iraniano, ha basato tutta la sua campagna elettorale sull’apertura all’Occidente, e in particolare con gli Stati Uniti, per tentare di alleggerire le sanzioni che interessano l’Iran, ma attualmente è complicato riprendere tale politica, nonostante l'impegno dello stesso presidente Pezeskhian e del ministro degli Esteri ad interim, Bagheri Khani.

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