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Editoriale - La situazione in Medio Oriente

Talal Khrais - Dopo dieci mesi di genocidio perpetrato  dall'esercito cosiddetto il più "morale"  nei confronti dei palestinesi (con più di 40mila morti e 90mila feriti) in Israele si ritiene di non avere altri obbiettivi se non distruggere Hamas, a parte il fare i conti con il Libano, e rimanere militarmente nella cosiddetta "Area Filadelfia" (confine con l' Egitto, valico di Rafah), e si ritiene anche che debba essere mantenuta la linea di Netsarin, che separa il nord della striscia di Gaza dal sud e dal Centro della Striscia, continuando occupare Gaza. Naturalmente Hamas ha rifiutato tale accomodamento, anche perché questa area che separa Gaza dall' Egitto deve stare sotto la sovranità egiziana e palestinese , secondo gli accordi di Camp David.

La domanda che si pone ora è: Israele ha realizzato suoi obbiettivi a Gaza? Sicuramente no.

Il primo obbiettivo dell'estrema destra sionista era quello di mandare via più di due milioni di palestinese da Gaza. Malgrado l'inferno che stanno vivendo, i palestinesi non lasciano Gaza, muoiono attaccati alla propria terra. Al contrario, più di mezzo milione di israeliani (che possiedono due passaporti) hanno preferito lasciare il territorio.

Gli ostaggi non sono stati liberati, Hamas non è stata distrutta anzi, si è organizzata in piccoli gruppi in grado di colpire duramente la forza occupante, combattendo quella che è diventata una vera e propria guerriglia urbana. Ogni giorno gli israeliani perdono uomini e mezzi, cercando di alterare tali numeri, rivelatori di una sconfitta annunciata, perché fra le fila dell'esercito dello Stato ebraico, vi sarebbero già oltre 10mila tra morti e feriti.

Questa è la guerra più lunga nella storia di Israele, uno Stato senza futuro perché solo la pace assicura un futuro per tutti.

Oggi Israele ha tanti nemici: i palestinesi che bruciano la terra sotto i piedi dei suoi soldati, non solo a Gaza ma con l'intifada che si estende anche in Cisgiordania. Una guerriglia chiamata Hezbollah mette in ginocchio tutto il nord di Israele (più di 100mila sfollati ospitati negli alberghi) gli Houthi dello Yemen che prendono di mira tutte le navi diretti verso il porto di Eilat; oltre 30mila società sono state costrette alla chiusura; turismo a zero, e aeroporto di Ben Gourion praticamente fermo. Così Israele vive un incubo, e si vendica uccidendo gli innocenti. Poi c'è la attesa reazione iraniana, e anche quella di Hezbollah, in risposta all'uccisione del leader di Hamas, Ismail Haniah, e del leader di Hezbollah, Fouad Chukr.

Esiste una via di uscita? Se esiste, non certo non con l’attuale governo israeliano in carica.

Nel vertice arabo a Beirut nel marzo 2002 i Paesi arabi hanno proposto un piano: due Stati e due popoli. I palestinesi dovevano dichiarare la sovranità del proprio Stato, con i territori arabi occupati da Israele nel 1967, e non quelli relativi al 1948.

Da allora Israele non ha fatto altro che portare ebrei da tutto il mondo per occupare i territori dove doveva nascere lo Stato Palestinese. Il numero dei coloni è salito da 100mila a 800mila, con sempre più insediamenti illegali in terra palestinese. Israele in pratica vuole la pace e la terra ma senza i palestinesi ma, come recita l’antica saggezza popolare, “non è possibile avere botte piena e moglie ubriaca”…

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