Lorenzo Utile - Mentre la politica è dominata da minacce e avvertimenti sempre più espliciti, nelle strade di Gaza e della Gisgiordania si muore, senza distinzione. Le vittime palestinesi, fra vecchi, donne e bambini, ad oggi sono oltre 5.300 e i feriti circa 20mila. Più di 2.300 bambini sono stati uccisi. Intanto si continua a parlare di unire gli sforzi per fermare la escalation di violenza. Gli intrighi di palazzo sono sempre più oscuri, dagli USA continuano ad arrivare armamenti a Israele, mentre a Tehran la regia della rete anti-Israele organizza la propria risposta fra Hezbollah, Hamas e Jihad. Più escalation di cosi…
Il ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amir Abdollahian, ha più volte fatto presente che l’intera Regione andrà fuori controllo se non si ferma la guerra nella Striscia e in Cisgiordania, mettendo fine all’occupazione israeliana e ha messo direttamente in guardia Washington dal sostenere Israele con finanziamenti e armamenti da guerra. Dalla Casa Bianca il segretario di Stato, Anthony Blinken, e quello alla Difesa, Isaac Austin (per altro nomi di evidente derivazione ebraica) manifestano preoccupazione per l’acuirsi della situazione, ma firmano le disposizioni per il trasferimento di forze armate in Medio Oriente, dichiarando di dover prendere provvedimenti per contrastare chi agisce per conto dell’Iran.
Nel frattempo, il premier israeliano Benjamin Netanyahu, alla guida di un governo estrema destra, minaccia non solo Gaza ma anche il Libano, dichiarando le forze armate israeliane schierate sul confine settentrionale e pronte ad attaccare, con l’evidente obiettivo di distruggere Hezbollah, anche per motivi di prestigio storico. Da parte sua, Hezbollah non ha mai mostrato timore. Il ministro della Difesa dello stato ebraico rincara la dose: secondo lui una guerra per annientare Hamas potrebbe durare almeno tre o quattro mesi, ma alla fine non ne resterebbe traccia.
Intanto, il ministro della Difesa italiano Guido Crosetto è arrivato in Libano in una vista lampo nella base militare di Shamaa al sud del Paese, accolto dal generale Giovanni Brafa Musicoro. Crosetto subito dopo andrà a Beirut per incontri con rappresentanti istituzionali libanesi.
Il coinvolgimento delle milizie sciite nel conflitto fra Israele e Hamas, a cominciare da Hezbollah, è uno degli aspetti più inquietanti.
In Medio Oriente, la rete dei gruppi armati sciiti è molto estesa e diversificata e la serie di fattori che hanno portato a questo include un’ampia estensione della sfera di influenza iraniana in Libano, Siria, Iraq e Yemen.
Arabia Saudita e Iran hanno concordato di ripristinare le relazioni diplomatiche, ma non è chiaro se l’accordo riguarda anche i gruppi di resistenza in tutta la Regione. In Libano, Hezbollah è diventato il principale nodo dell’influenza regionale iraniana, con l’intervento diretto in Siria che ha rappresentato un punto di svolta per il proprio consolidamento. I gruppi combattenti di Hezbollah e dell’Iraq si sono raggruppati lungo i confini della Siria per rafforzare il loro controllo attraverso i corridoi di confine.
In Yemen, gli Houthi sono vicini all’Iran e più integrati nella rete regionale, tuttavia Tehran non ha un’influenza decisiva sul processo decisionale degli Houthi, che comunque tendono a decisioni autonome, controllando di fatto l’economia yemenita.
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