Assadakah News - A quanto pare, nello scenario mediorientale l’Italia sta facendo la propria parte, con l’obiettivo di costituire una pace duratura, a partire dal caso Siria. In controtendenza rispetto a gli altri paesi, nel luglio scorso l’Italia aveva riaperto l’ambasciata, chiusa oltre 10 anni prima.
La visita del ministro degli Esteri Tajani a Damasco e Beirut, rappresenta una notevole apertura verso il nuovo governo di Al-Sharaa, che vede nella mano tesa dall’Italia un ponte per tutto l’Occidente. Proprio in tal senso, Erdoğan, sponsor nemmeno troppo nascosto del nuovo governo, ha esplicitamente richiesto all’Italia di fare valere il proprio peso per rimuovere le sanzioni economiche alla Siria, allo scopo di facilitare la stabilizzazione, fermo restando che bisogna tutelare i diritti essenziali, a partire da quelli delle minoranze.
Italia e Turchia sono alleate in Libia, inoltre Ankara è ai ferri corti con la Francia, e se Italia e Turchia intensificano la cooperazione strategica ci possono essere benefici.
Oltre alle lodevoli iniziative di questi giorni, sarà indispensabile ricostruire una cooperazione strutturale, canali economici verso Italia ed Europa, favorire la stabilizzazione del fragile sistema monetario e bancario di Libano e Siria, supportarne lo sviluppo infrastrutturale e, di ritorno, questi paesi possono essere uno sbocco per un export italiano in ripresa e rappresentare una fonte di approvvigionamento di energia per rispondere alla scarsità e ai prezzi al rialzo. C’è molto da fare per la pace, e ci sono le basi per fare un buon lavoro.
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