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Medio Oriente - IDF ai confini libanese e siriano

Assadakah Beirut - Quando verrà scritta la storia di quello che sembra ormai configurarsi come il capitolo finale della guerra tra Israele e Hezbollah, si tenderanno a ricordare come sue date di inizio il 17 e il 18 settembre, quando cioè centinaia di cercapersone e walkie talkie in dotazione ai membri dell’organizzazione terroristica libanese sono esplosi falcidiando i fedayn del Partito di Dio.

L’ora X di un’operazione ben più complessa, culminata in queste ore con l'attacco a Beirut in cui ha perso la vita il capo dello Stato nello Stato Hassan Nasrallah, sarebbe però scattata all'incirca una settimana prima con un blitz delle forze speciali israeliane in Siria. Già rivelato dai media ma con maggiori dettagli forniti adesso da funzionari Usa, europei e di Israele al New York Times, il raid in questione fa emergere l'importanza crescente delle iniziative dell'Idf contro l'Asse della Resistenza in territorio siriano.

La Siria si conferma così il terzo fronte per Tel Aviv dopo quello a Nord, con Hezbollah e a Sud con Hamas. Nelle ultime ore qui le forze di Tsahal hanno eliminato Ahmad Muhammed Fahd, il leader locale di Hamas responsabile dei lanci di razzi sulle alture del Golan. “Pianificava un attacco terroristico nell’immediato”, fa sapere l’Idf.

Il blitz che ha ricordato quello compiuto nel 2011 in Pakistan dai Navy Seals a caccia di Osama Bin Laden. Sfruttando la quasi assenza di luce lunare, gli elicotteri israeliani sono entrati nello spazio aereo nemico volando a bassa quota e a luci spente. Obiettivo dell’operazione: il laboratorio militare segreto a Masyaf, nel nord-ovest siriano, usato dai membri di Hezbollah e dai suoi alleati iraniani per costruire missili di precisione da lanciare contro Tel Aviv.

Al blitz, preceduto da una breve sequenza di attacchi aerei volta ad eliminare le guardie a protezione dell'impianto, hanno partecipato un centinaio di soldati israeliani che si sono calati dagli elicotteri in tenuta mimetica. L’incursione dei commando si è svolta senza incontrare resistenze all’interno di una base che in alcuni punti raggiunge una profondità di oltre 60 metri. Il raid, del quale sarebbero stati informati in anticipo gli americani, sarebbe durato appena 15 minuti. Tempo impiegato per piazzare cariche esplosive fatte detonare dopo la messa in sicurezza dei militari israeliani portando così a termine un colpo clamoroso contro tre nemici: Hezbollah, Siria e Iran.

La base siriana, sulla carta un centro ricerche scientifico controllato dal ministero della Difesa di Damasco, era da tempo nel mirino di Tel Aviv essendo considerata strategica dall’organizzazione sciita per via della sua collocazione geografica. Dal punto di vista logistico, infatti, per i combattenti del Partito di Dio era sicuramente più semplice assemblare armi e trasferirle da Masyaf, ad appena una cinquantina di chilometri dal confine con il Paese dei cedri, piuttosto che organizzare il loro trasporto dal territorio iraniano, lontano oltre 1600 chilometri. Non sorprende dunque che già in passato Israele abbia condotto operazioni proprio a Masyaf uccidendo nel 2018 Aziz Asbar, uno dei più importanti esperti di tecnologia applicata ai razzi, e impedendo un anno prima l’acquisizione di armi avanzate da parte di Siria e Hezbollah.

Come già con l’operazione dei cellulari e dei cercapersone esplosivi, anche in questo raid avrebbe giocato un ruolo chiave l’Unità 8200. La divisione dell’intelligence dell’esercito israeliano dedita al cyber warfare avrebbe ottenuto la piantina dettagliata della base di Masyaf attraverso un’infiltrazione informatica e ciò avrebbe permesso di ottenere il via libera alla missione. Quasi una rivincita per la squadra d'élite dell’Idf accusata di non aver intercettato in tempo i segnali dei preparativi in corso dell’attacco di Hamas il 7 ottobre ’23. Al momento non è chiaro se la morte di Nasrallah darà il via a una escalation o se la risposta alla decapitazione di Hezbollah arriverà direttamente da Teheran.

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