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Medio Oriente - Anche la Cisgiordania in fiamme

Assadakah News - Era nell'aria da settimane, e ad accelerare i tempi ai vertici della sicurezza israeliana è stato il fallito attentato a Tel Aviv dello scorso 18 agosto, andato a vuoto per il malfunzionamento del detonatore che avrebbe dovuto far esplodere un ordigno di circa 8 kg di esplosivo, in una sinagoga a sud della città, all'ora della preghiera. Il terrorista, rimasto ucciso nell’esplosione, si chiamava Jaafar Mona, originario di Nablus e, secondo le ultime informazioni, la bomba è stata messa a punto in Cisgiordania, dove oggi è cominciata l'operazione dell'esercito israeliano più vasta degli ultimi anni. Centinaia di soldati, carri armati e mezzi blindati, aviazione di supporto, strade chiuse e villaggi palestinesi sigillati. Un'incursione militare di proporzioni tali che il presidente dell'Autorità Palestinese Abu Mazen ha interrotto la visita ufficiale in Arabia Saudita per rientrare a Ramallah. Con i soldati israeliani c’è anche lo Shin Bet (agenzia per la sicurezza interna), scatenato in una caccia all’uomo nel cuore nei Territori occupati.

Israele ha così aperto un terzo fronte, dopo Gaza e il Libano, per annientare la rete terroristica che ha pianificato e diretto il fallito attentato suicida del 18 agosto. Indiscrezioni parlano di almeno 10 palestinesi uccisi, bilancio certamente ancora parziale, purtroppo.

L’operazione “Campi Estivi”, così l’hanno battezzata gli israeliani, è stata prontamente condannata dall’ONU, perché si tratta di una risposta esclusivamente militare che viola il diritto internazionale e rischia di infiammare ulteriormente la situazione. Nel frattempo, ovviamente, nella Striscia di Gaza si continua a morire, e dove gli israeliani hanno anche colpito un veicolo delle Nazioni Unite.

Il ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, ha dichiarato che il piano è di “affrontare la minaccia del terrorismo come a Gaza, anche con lo sgombero dei residenti e con qualsiasi altra necessaria misura consenta di eliminare il pericolo terrorista islamico-iraniane”. Così all’alba di oggi, 28 agosto la Israel Defense Force ha fatto irruzione in forze nell’area di Tulkarem, nei pressi di Jenin, poi a Nablus e Tubas.

Gli analisti internazionali hanno definito l’attacco “la più imponente operazione in Cisgiordania da 20 anni a questa parte”.

Sempre a Jenin i soldati israeliani hanno fatto irruzione irruzione nelle abitazioni, hanno sottoposto a duri interrogatori gli abitanti, e stanno controllando ogni ambulanza diretta all’ospedale governativo per individuare eventuali persone armate o ricercate. L’IDF ha anche ordinato l’evacuazione del campo profughi di Nur Shams: una fonte della sicurezza ha informato l’agenzia palestinese Wafa che sarà allestita una postazione militare nel quartiere al-Maslakh per perquisire gli abitanti prima che se ne vadano.

Il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese Abu Mazen ha interrotto la sua visita in Arabia Saudita, e ha affermato che l’escalation porterà conseguenze terribili e pericolose, mentre Hamas ha chiesto alle forze di sicurezza fedeli all’ANP di uscire allo scoperto.

Secondo Hamas, l’operazione fa parte di un piano più ampio per espandere la guerra di Gaza. In una dichiarazione, Fatah ha fatto sapere che sta prendendo parte ai combattimenti. Anche il gruppo terroristico della Jihad islamica, che come Hamas si ritiene abbia rafforzato la sua posizione in Cisgiordania, ha parlato di “guerra aperta” da parte di Israele.

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