top of page
rroggero5

Medio Oriente - Il criminale Netanyahu e la guerra totale

Aggiornamento: 18 apr

Lorenzo Utile - Per il fallimento nella guerra contro Hamas, e caparbiamente attaccato al potere, il premier israeliano Netanyahu prova a spostare l’attenzione sull’Iran, rischiando di trascinare il mondo in un conflitto disastroso, annunciando che risponderà all'Iran, e l'attacco potrebbe essere imminente. A poco meno di 48 ore dalla pioggia di droni e missili arrivati sul territorio dello Stato ebraico, il governo sionista sembra aver fatto la sua scelta, mentre l’Iran (dove la difesa è in stato di massima allerta) ha ammonito che l'eventuale azione armata di Israele avrà una risposta molto dura.

Quattro funzionari statunitensi hanno dichiarato però alla Nbc News che un'eventuale risposta israeliana all'attacco iraniano sarà di portata limitata e riguarderà probabilmente attacchi contro armamenti militari iraniani e agli alleati al di fuori dell'Iran. Poiché l'attacco iraniano non ha provocato morti o distruzioni diffuse, secondo i funzionari americani, Israele potrebbe rispondere con una delle sue opzioni meno aggressive: una di queste potrebbe includere attacchi all'interno della Siria.

I funzionari iraniani non si aspettano che la risposta prenda di mira alti funzionari, ma che colpisca le spedizioni o le strutture di stoccaggio con parti di missili avanzati, armi o componenti. L'emittente specifica che la valutazione degli Stati Uniti si basa su conversazioni tra funzionari statunitensi e israeliani avvenute prima che l'Iran lanciasse più di 300 droni e missili contro Israele: mentre Israele si stava preparando per l'attacco iraniano la scorsa settimana, i funzionari israeliani hanno informato gli omologhi Usa sulle possibili opzioni di risposta.

L'operazione verso cui si sta dirigendo Israele si scontra inoltre con la forte opposizione Usa e di quella degli alleati che l'hanno affiancato nell'abbattere il 99% dei proiettili lanciati da Teheran. Joe Biden, che aveva frenato la reazione israeliana nelle prime ore, ha ribadito chiaramente che "occorre evitare un'escalation in Medio Oriente" ricevendo il primo ministro iracheno alla Casa Bianca. Mentre il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale John Kirby, dopo che erano filtrate indiscrezioni su un possibile coordinamento tra Gerusalemme e Washington, ha chiarito che "il governo israeliano deciderà da solo se ci sarà e quale sarà la risposta" all'affronto iraniano.

"Gli Stati Uniti non sono coinvolti", ha sottolineato Kirby, definendo poi "uno spettacolare fallimento" l'offensiva di sabato di Teheran, quasi a blandire l'alleato israeliano, smentendo peraltro che Teheran "avesse fornito agli Usa tempi e target" dei raid. "Non c'è altra scelta se non quella di rispondere all'attacco di Teheran", ha detto il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant al capo del Pentagono Austin. E anche il comandante dell'Idf, Herzi Halevi, ha confermato che "la risposta ci sarà". "Il lancio di così tanti droni e missili sul nostro territorio avrà la sua risposta", ha avvertito. Se la reazione armata appare a questo punto scontata, cruciale sarà capire come reagirà Teheran. Il gabinetto di guerra - che al dossier Iran ha già dedicato due riunioni e un'altra è in programma martedì - sta studiando "diverse opzioni". Ognuna delle quali, è stato spiegato, rappresenta "una risposta dolorosa" per gli iraniani, senza tuttavia rischiare di scatenare "una guerra regionale". Nel ristretto gruppo di ministri - da Netanyahu a Gallant a Benny Gantz - che deve prendere la decisione, l'obiettivo è quello di scegliere un'opzione che "non sia bloccata dagli Usa" e che rientri in una strada praticabile. Israele, fanno notare molti analisti anche in patria, non può ignorare del tutto le preoccupazioni degli Stati Uniti e degli altri alleati occidentali su un'escalation che avrebbe conseguenze devastanti per la regione e non solo. Così i vari scenari vanno da un contrattacco diretto sul territorio iraniano a operazioni che colpiscano gli alleati del regime degli ayatollah nella regione fino ad azioni mirate sui capi delle Guardie rivoluzionarie. Nella prima ipotesi, la più pericolosa, nel mirino potrebbero finire addirittura i siti legati al nucleare iraniano il cui programma, secondo il premier britannico Rishi Sunak, "non è mai stato a uno stadio così avanzato".

L'Iran da parte sua ha messo in guardia Israele. "L'attacco limitato di sabato sera - ha affermato il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amirabdollahian in un colloquio telefonico con l'omologo russo Serghei Lavrov - mirava ad avvertire, scoraggiare e punire il regime sionista. Ma se Israele intraprenderà una nuova azione contro l'Iran, dovrà affrontare una risposta molto più forte".

Comments


bottom of page