Assadakah News - Il 29 giugno i cittadini della Mauritania saranno chiamati alle urne per eleggere il presidente della Repubblica. Il grande favorito è Mohamed Ould Ghazouani, ex-Capo di stato maggiore delle forze armate, che lo scorso 24 aprile ha confermato la sua candidatura per un secondo mandato.
Il Paese sta attraversando un periodo di progressiva ma cauta, apertura politica. Un percorso per la costruzione di istituzioni pluralistiche e trasparenti che ha visto una tappa fondamentale nel 2019, con la prima transizione di potere pacifica della storia mauritana. Le prossime elezioni presidenziali rappresentano un importante banco di prova per testare la stabilità dello Stato e la tenuta delle sue procedure democratiche. La Mauritania è una Repubblica semi-presidenziale, modello istituzionale ereditato dalla Francia, da cui ha ottenuto l’indipendenza nel 1960. Il presidente della Repubblica rappresenta quindi la massima autorità dello Stato. Detiene poteri esecutivi, è comandante delle forze armate e ha facoltà di sciogliere l’Assemblea Nazionale e nominare il primo ministro.
La Costituzione del 1991, che introdusse il multipartitismo, dichiara l’Islam religione di Stato e, oltre a sottolineare una corrispondenza di principi tra il testo costituzionale e il Corano, stabilisce che il presidente della Repubblica deve essere di fede musulmana. Il presidente della Mauritania viene eletto per un mandato quinquennale a seguito di una votazione in due turni a suffragio universale diretto. Se nessuno dei candidati riesce a ottenere la maggioranza assoluta al primo turno, i due più votati si sfidano al ballottaggio. L’eventualità è prevista in questo caso per il 14 luglio.
La riforma elettorale
In questi ultimi anni, il governo di Ghazouani ha saputo assicurare una certa stabilità al Paese di fronte alle sfide provenienti dal contesto regionale e internazionale. Inoltre, ha condotto una campagna contro la povertà dai risultati modesti ma apprezzabili e ha preso iniziative per coinvolgere le opposizioni in un percorso per il rinnovamento delle procedure elettorali.
Nel settembre 2022, dopo settimane di colloqui tra le opposizioni e il ministero degli Interni e della decentralizzazione, si è raggiunto un accordo per la riforma del sistema elettorale. È stato così introdotto il metodo proporzionale a turno unico per l’elezione delle cariche regionali e municipali. La composizione dell’unica camera del Parlamento, l’Assemblea nazionale viene invece decisa secondo un sistema per metà proporzionale e per metà maggioritario. Inoltre, è assegnata una quantità di seggi fissi a categorie come giovani, donne e cittadini all’estero.
Apertura politica
Un altro segnale di apertura politica lo si ha avuto lo scorso settembre. El Insaf e due storici partiti di opposizione di orientamento socialdemocratico – il Raggruppamento delle forze democratiche e l’Unione delle forze del progresso – hanno concordato la stesura di una Carta di intesa nazionale fondata su diciotto principi di unità nazionale, politica e di indirizzo economico.
Si è trattata di una delle azioni intraprese dal governo mauritano per coinvolgere le opposizioni nella formulazione di politiche di indirizzo nazionale. Comunque non sono mancate le critiche da parte di chi si è trovato escluso dalle negoziazioni. Il gruppo parlamentare della coalizione Speranza Mauritania si è infatti lamentato della scarsa ambizione dell’iniziativa e di essere venuto a conoscenza del progetto della Carta solo a seguito della sua adozione.
Salvo grandi sorprese, l’esito di queste elezioni presidenziali dovrebbe ricalcare l’andamento delle legislative del maggio 2023, quando la coalizione di governo ha ottenuto 117 dei 176 seggi disponibili. Le elezioni sono un banco di prova importante per la tenuta democratica di un Paese che recentemente ha compiuto passi molto significativi.
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