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Immagine del redattoreLetizia Leonardi

Massa Marittima - Raccontata la storia inedita del brigante Moriani


Letizia Leonardi (Assadakah News Agency) – Oggi abbiamo mafia e latitanti ma nel passato gli antesignani di queste organizzazioni criminali sono stati i briganti. È stata una storia inedita di brigantaggio al centro dell’incontro di trentasei intellettuali e scienziati toscani tenutosi domenica 5 febbraio a Massa Marittima nella storica trattoria da Sbrana nella borgata Ghirlanda. Tra un piatto e l’altro, tipico della cucina locale, sapientemente preparati secondo tradizione ormai da circa trent’anni, lo scrittore e storico del territorio Franco Balloni, anima del club “La Cinghialessa” (presieduto da Carlo Soldatini) ha letto una sua poesia, creata appositamente per l’evento, e ha raccontato l’interessante storia inedita del brigante Emilio Moriani, risalente alla fine del.’800 primi anni del ‘900. Un racconto che ha catalizzato l’attenzione dei presenti e che si può paragonare alle più recenti notizie di cronaca, come quella dell’arresto del latitante mafioso Matteo Messina Denaro. Un tempo a capo di organizzazioni criminali per contrastare i ricchi proprietari terrieri c'erano i briganti. La Toscana non faceva eccezione. Uno di questi, del quale mai nessuno ha scritto e non si trovano notizie, è stato Emilio Moriani, una spina sul fianco del governo di Francesco Crispi. Nel centro della Toscana, negli ultimi decenni dell’Ottocento, erano presenti bande di Resistenza di braccianti e boscaioli e, nel territorio, si erano diffuse e radicate le ideologie anarchiche e marxiste. Il confine tra l’essere anarchico e ribelle e la figura del brigante era molto labile. La storia dei fratelli Moriani si intreccia sia con la nascente e fiorente industria monopolistica dell’acido borico, sia con l’anarchia. I ricchi signorotti locali venivano vessati da quelli che erano chiamati briganti che, per sfuggire alla giustizia, erano costretti a darsi alla macchia. Le gesta dei quattro fratelli Moriani si possono definire sicuramente rocambolesche. Intorno a loro si strinse il cerchio dei carabinieri, mentre a livello comunale si misero in atto pesanti misure discriminative. Uno dei fratelli, Giovanni, fu ucciso nel bosco in un conflitto a fuoco con i carabinieri dopo aver ammazzato il direttore della società boracifera Pietro Randelli. L’altro fratello, Angelo, fu condannato all’ergastolo nel carcere di Portolongone di Porto Azzurro, il terzo fratello, Pietro, fu per oltre due anni condannato al domicilio coatto e successivamente fu rinchiuso, fino alla sua morte, nel manicomio di Volterra. Dal Manicomio Pietro scrisse, nel 1906, una lettera accorata chiedendo la libertà. La lettera fu pubblicata, lo stesso anno, sul giornale socialista di Colle di Val d’Elsa, “La Martinella” ma a nulla valsero le sue richieste di aiuto, nonostante Moriani dimostrasse, a detta dei sanitari, di essere sano di mente. Pietro morì in manicomio nel 1920 a causa per una broncopolmonite. La storia del quarto fratello Emilio è stata più avventurosa. Dopo numerose malefatte, per sfuggire alla cattura, decise di andare in Brasile. Il dottor Ceccarelli, pur di allontanare il brigante dal territorio toscano, lo aiutò a emigrare, accompagnandolo a Genova e acquistando il biglietto per il piroscafo. Emilio Moriani sbagliò il giorno della partenza e dovette rimandare l’imbarco di un giorno e optare per Marsiglia. A La Spezia cambiò idea, scese e ritornò a Monterotondo Marittimo, in provincia di Grosseto. Continuamente braccato decise di ripartire e questa volta arrivò a Marsiglia dove fu raggiunto e arrestato. I quattro briganti erano nati a Castelnuovo Val di Cecina dai genitori Torello Moriani e Teresa Gini, che hanno subito, fino alla fine, il comportamento intemperante dei quattro figli.


Il piacevole incontro conviviale si è concluso nel centro di Massa Marittima con il talentuoso pittore e memoria storica locale Dino Petri che ha fatto da cicerone raccontando storie e curiosità sul territorio, sul duomo e sulla Fonte dell'Abbondanza dove si può ammirare l’affresco dell’Albero della Fecondità, unico nel suo genere e sul quale ci sono diverse interpretazioni sul suo significato.








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