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Masafer Yatta - “Sumud”, resilienza sulla terra

Assadakah News - I trecento palestinesi di Al-Tuwani, piccolo villaggio del circondario di Masafer Yatta, sono un esempio da erigere a simbolo della volontà di non abbandonare la propria terra, mettendo in pratica il significato del termine “Sumud”, resilienza sulla terra, resistenza all’insegna della non-violenza, dove le uniche armi sono le parole e i corpi disarmati incatenati al suolo.

A Masafer Yatta “Sumud” è la forma di resistenza messa in pratica fin dal 1999, come viene ben evidenziato dal docufilm “No Other Land”, premiato con l’Oscar.

In questo piccolo centro abitato vive Basel Adra, uno dei quattro autori del film-documento (gli altri sono gli israeliani Yuval Abraham e Rachel Szor e il palestinese Hamdan Ballal).

Basel Adra è tornato a casa dopo il soggiorno a Los Angeles in occasione della premiazione, e vive a pochi passi dalla sede del corpo di pace “Operazione Colomba”, parte della Associazione Giovanni XXIII che raggruppa anche la Ong “Mediterranea with Palestine” e i volontari di “972” testata indipendente dove lavora lo stesso Basel, insieme ad altri giovani israeliani e palestinesi.

Basel Adra, giovane palestinese co-autore del docufilm "No Other Land" premiato con l'Oscar
Basel Adra, giovane palestinese co-autore del docufilm "No Other Land" premiato con l'Oscar

Una presenza importante, come spiega lo stesso Basel Adra: “Gli dobbiamo tanto, e con 972 mi piacerebbe aprire un centro per insegnare giornalismo ai bambini della zona. Andarmene? No, sento il dovere di restare per continuare a fare quello che ho sempre fatto: documentare gli abusi continui per cancellarci da questa terra. A volte è difficile trovare motivazione o speranza, ma arrendersi non è un’opzione. Rifiutavo di pensare che fosse normale. E volevo che tutti sapessero. Filmavo e pubblicavo sui miei profili social. Poi Yuval si è interessato alla situazione e ci siamo incontrati. Così, cinque anni fa, con lui, Rachel e Hamdan, è nato il progetto “No Other Land”. Nessuno di noi avrebbe mai immaginato di arrivare a Hollywood, è stato uno choc. Non ci ho creduto fino a quando non mi sono trovato sul “red carpet”. Purtroppo il successo internazionale non ha cambiato la realtà in Palestina. A Masafer Yatta le cose vanno sempre peggio. Se prima del 7 ottobre c’era anche un mese senza un sopruso, ora riceviamo almeno una segnalazione al giorno, e adesso la zona di Masafer Yatta, dove si trovano 12 piccoli comuni, è stata dichiarata zona militare dalle autorità israeliane.

Hafez Huraini, 52 anni, fondatore del Comitato di Resistenza Non-violenta, racconta: “In questa scelta è stata fondamentale la madre Fatima, profuga della Nakba, l’esodo forzato palestinese dal futuro Stato di Israele dopo la partizione e la guerra del 1948. Fra ottobre e novembre del 1999, circa 700 residenti sono stati sgomberati, decine e decine di abitazioni, serbatoi d’acqua e infrastrutture sistematicamente distrutti. Abbiamo iniziato a chiederci: cosa possiamo fare? Come difenderci nel modo più efficace? Ci siamo riuniti fra i vari villaggi, abbiamo discusso, riflettuto e alla fine abbiamo deciso che l’avremmo fatto senz’armi. Non volevamo dare al governo di Tel Aviv il pretesto per cacciarci definitivamente”.

Il Comitato Resistenza Non-violenta e la comunità di Masafer Yatta combattono senza pause la macchina dell’occupazione illegale israeliana: “Abbiamo avviato azioni legali, organizzato manifestazioni, chiamato i media. In tre mesi abbiamo ottenuto dalla Corte Suprema lo stop all’evacuazione e il ritorno di chi è stato cacciati - racconta ancora Hafez - e in ventidue anni, pur fra le tensioni, i palestinesi delle colline di Hebron hanno continuato a vivere e a coltivare le proprie terre, poi è arrivato il nuovo verdetto del tribunale, che nel 2022 ha confermato le espulsioni forzate, ma non abbiamo intenzione di abbandonare la nostra terra”.

Dopo la pandemia di Covid, la destra israeliana, tornata al potere, ha approfittato dell’assenza degli osservatori internazionali e della distrazione del mondo per intensificare la conquista della Cisgiordania e in seguito all’attacco del 7 ottobre 2023 la pressione s’è fatta insostenibile. Il governo ha armato i coloni e molti sono stati reclutati nell’esercito.

In poco meno di cinque anni sono comparsi altri dieci avamposti, ancora più aggressivi, e il recente Premio Oscar a “No Other Land” ha generato un’ulteriore ondata di rabbia, come ha dimostrato l’aggressione, il pestaggio e l’arresto di Hamdan Ballal a Susiya.

Hafez è stato arrestato e imprigionato almeno una ventina di volte, per una settimana, poi un mese, a volte sei mesi, ma non ha mai cambiato idea sul “Sumud”. “La resistenza non-violenta richiede molta pazienza - racconta – e certo come ogni palestinese vorrei vedere la fine dell’Occupazione. Ci riuscirò? Forse. Intanto continuo “Sumud”.

“Il mio sogno? - conclude Basel Adra - Guidare la macchina fino a Hebron senza dovermi fermare per ore al check-point, con la paura di un agguato dei coloni. A volte, sarebbe sufficiente questo”...

(fonte "Avvenire")

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