Assadakah News Agency - Il re del Marocco Mohammed VI ha concesso la grazia a 991 condannati, dei quali circa 700 già condannati in via definitiva alla reclusione. L’atto di clemenza è stato deciso per la commemorazione del Manifesto dell’Indipendenza, di cui ricorreva il 79° anniversario un mese prima, l’11 dicembre. Tra i beneficiari dell’amnistia figura anche un condannato a morte la cui pena è stata commutata all’ergastolo.
Un provvedimento che richiama alla mente l’apprezzamento per il sovrano marocchino. Mohammed VI ha infatti preso una decisione che in Italia manca dal 1990 e che nel nostro Paese fu invocata da un altro sovrano che di costituzionale non aveva molto, Papa Giovanni Paolo II, in un memorabile intervento a Camere riunite nel 2002 accolto dai parlamentari con un applauso scrosciante. Possiamo constatare come un atto di clemenza del genere, espresso dalla volontà di dare ai cittadini detenuti la possibilità di perseguire il proprio riscatto civile e il reinserimento nella società, accentui i connotati democratici che i monarchi possono contribuire a coltivare. In questo senso il Marocco appare più europeo e moderno di quanto possa sembrare. Già nel 1987 il Marocco aveva presentato la propria candidatura di adesione alla Comunità Europea. La richiesta, formulata da Hassan II, padre del sovrano attuale, fu respinta perché il Marocco non era uno Stato europeo, almeno geograficamente parlando. Il Paese di Mohammed VI fa comunque parte di una zona di libero scambio con l’UE da quando, nel 2000, siglò l’accordo di associazione UE-Marocco. Dal 2008, inoltre, Rabat gode dello “status avanzato” nei rapporti con l’UE, condizione che punta a rafforzare ulteriormente il partenariato, di cui a oggi godono soltanto altri due Paesi della regione in questione: Giordania e Israele. L’azione modernizzatrice di Mohammed VI è certamente agevolata da una cultura aperta che è espressa dalla Costituzione stessa, nel cui preambolo figurano anche le radici ebraiche che sono un vero e proprio tabù per molti Paesi del mondo arabo. “La sua unità, forgiata dalla convergenza delle sue componenti arabo-islamica, berbere e saharo-hassanide, fu nutrita e arricchita da affluenti africani, andalusi, ebrei e mediterranei”, recita il testo costituzionale.
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