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Manziana ricorda le vittime delle foibe

Miryam Muhm - Quando un piccolo Comune come quello di Manziana a nord di Roma, ricorda i morti dell’eccidio delle foibe, anche se non nella giornata celebrativa dedicata, va detto che si tratta comunque di una notizia degna di nota. Specie se tale sostegno alla memoria avviene in questo periodo storico, travolto da una guerra senza senso in mezzo ad un Europa che, dopo il crollo del Muro di Berlino, si presupponeva essere ormai un luogo di pace.

Ricordare il massacro delle foibe, anche al di là delle date celebrative, è dunque un gesto dovuto. La mozione presentata dal consigliere comunale Edda Appetecchi, e firmata dagli altri consiglieri di opposizione, in cui si chiedeva alla giunta in carica a Manziana di celebrare la giornata del 10 febbraio, dedicata appunto ai massacri delle foibe, ha consentito al sindaco, Alessio Telloni, di invitare Diego Zandel, autore del romanzo storico “Eredità Colpevole”.

Di origine fiumana, Diego Zandel è intervenuto il 4 marzo presso l’Aula Consiliare a Manziana per parlare di quel doloroso periodo ai numerosi cittadini presenti. Un intervento che ha dimostrato quanto sia importante inseguire una verità fattuale a cui poter finalmente aderire per dare, lungo il percorso delle parole, certezza alla memoria e sgombrare la storia dai tabù. Ogni guerra è di fatto contrassegnata da dubbi e dalla manipolazione dell’informazione, come ha sottolineato il giornalista e autore. Comprendere appieno gli avvenimenti passati, ma anche quelli attuali, diviene per il normale cittadino sempre più difficile, specie in una società che alla verità sembra preferire le informazioni ideologizzate.

Diego Zandel, con il romanzo-verità ha cercato di ricostruire in parte gli avvenimenti di un passato caratterizzato da quelle atrocità, che si pensava e si pensa non possano appartenere al genere umano. Il suo libro è dunque un monito ai giovani e meno giovani a non lasciarsi manipolare e a comprendere che gli eventi di allora, nel sentimento del lutto e del dolore vissuto dai profughi sradicati dalle loro terre, simili a quelli vissuti oggi da altri popoli europei, vanno ricordati con l’emozione dello sdegno per evitare che divengano pallide parole perse nei meandri della società dell’iperinformazione.

(nell’immagine, lo scrittore Diego Zandel con il consigliere comunale Edda Appetecchi)

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