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Manziana - Mantenere viva la memoria


(mf) - Quanto le guerre siano eventi esecrabili è ricordato nuovamente e in maniera preziosa, da un’esposizione allestita a Manziana, comune della città metropolitana Roma Capitale, e che ha luogo in questi giorni in occasione della festa del patrono San Giovanni Battista.

Nell’atrio del Comune quindi, con “Storie di uomini, donne e soldati”, mostra fortemente voluta dalla ex insegnante, professoressa Gabriella Ceciarelli, oggi 83enne, che nel ricordare il marito, da anni espone fotografie e storie di Manziana da lui raccolte. Quest’anno è stata coadiuvata da Stefania del Pra Sidoretti, la quale da tempo si occupa di storia locale. La mostra ha lo scopo precipuo di avvicinare i giovani alla storia, come afferma Gabriella, anche perché le guerre reali non sono un videogioco e lo scontro armato, come attualmente quello in atto in Ucraina, produce vero dolore.

Ne è esempio il percorso storico allestito nel Comune di Manziana, che dalla Guerra di Libia, attraverso la Grande Guerra, termina con la II. Guerra Mondiale. Qui s’intrecciano le storie dolorose di famiglie che hanno visto i propri figli andare soldati nei territori libici e di altre che hanno perso i propri membri sia nella prima che nella seconda Guerra Mondiale, come la famiglia Fiorucci. Poi ci sono le storie di coraggio mostrate nell’ultima guerra, come quella della famiglia Mariani, che noti per produrre il pane (la mamma era soprannominata “Pagnotella”), nascosero una famiglia di religione ebraica, pur ospitando nel cortile diversi soldati tedeschi.

Quest’ultimi, come afferma la Dott.ssa Sidoretti, si erano probabilmente accorti della presenza della famiglia ebraica, ma non infierirono. E poi vi sono le storie di empatia, quell’empatia dell’animo che portò, ad esempio, il tenente tedesco della Wehrmacht Gerhard Muhm, secondo l’intervista filmata fatta alla testimone oculare Dina Graziani di Manziana, ad intervenire durante un rastrellamento di giovani nella frazione di Quadroni, e ad evitare probabili sviluppi dolorosi.

L’ex insegnante Gabriella Ceciarelli ribadisce: “Proprio in virtù di una guerra in corso in Europa, vorrei che venissero i giovani a vedere quest’esposizione per capire quant’è brutta la guerra”. Un’affermazione condivisa anche da Stefania del Pra Sidoretti che ha contribuito alla mostra per far sì che le vittime delle guerre non divengano vittime anche dell’oblio: “Mi interesso delle storie dei caduti perché è come se queste persone mi dicessero – io ci sono stato, racconta di me, non dimenticatemi”.

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