Patrizia Ricci - Non capita tutti i giorni che un giornalista della prestigiosa televisione libanese in lingua araba “Sout Beirut International”, venga in Italia per alcuni giorni a realizzare un servizio di cui è protagonista una parrucchiera italiana. La parola magica che ha permesso che tutto ciò accadesse realmente è “solidarietà”. Una parola che usiamo spesso, talvolta anche impropriamente, ma pochi sanno che la parola solidarietà deriva nientemeno che dal latino giuridico. Pagare in solidum per i romani indicava l'obbligo contratto da una persona, appartenente a un gruppo di debitori, di pagare interamente il dovuto. Ma è con la Rivoluzione francese, nel 1789, che la parola solidarité uscì dall’ambito giuridico ed economico in cui veniva usata e cominciò a indicare un atteggiamento di supporto, sostegno e vicinanza ai propri concittadini e connazionali. Con questo significato, che si avvicina a quello attuale, la parola solidarietà superò i confini francesi e si diffuse altrove, Italia compresa. Il significato si espanse ulteriormente, fino ad abbracciare l’intero genere umano e tutte le persone in stato di bisogno senza distinzioni di nazionalità, sesso o religione., esprimendo un sentimento di fratellanza, di aiuto materiale e morale tra le persone di un gruppo, di una collettività.
E’ venuto però il momento di raccontare la bellissima storia di Loretta e Mimo. Loretta è una parrucchiera che ha il proprio negozio “Vertigo” a Manziana, comune compreso nella città metropolitana di Roma. Mimo è una donna libanese che fa il suo stesso lavoro e versa in grave difficoltà, sia per le condizioni interne di crisi del Paese dei Cedri, sia per la pandemia di Coronavirus, che per altri diversi motivi, fra cui l'impossibilità di rinnovare dotazioni e attrezzature che in Libano sono molto costose e devono essere prevalentemente importati dall'estero. Il marito di Mimo è malato e soffre di diverse complicazioni, e purtroppo in Libano non esiste assistenza sanitaria gratuita, e la figlia deve affrontare diversi interventi chirurgici in seguito a un avvenimento drammatico per cui ha riportato gravi ustioni.
Tramite un vicino di casa libanese, che le racconta spesso della difficile situazione economica e sociale che sta vivendo il suo Paese da quando, nell’agosto 2020, si è verificata una terribile esplosione nel porto di Beirut, Loretta viene a conoscenza della storia di Mimo e non riesce a nascondere la sua commozione. Senza dire una parola, provvede ad acquistare gli strumenti di lavoro da inviare in Libano, tramite una persona in partenza per Beirut. Avuto tutto il necessario, Mimo ha potuto riaprire la propria attività e riprendere una vita normale e dignitosa, per lei e la famiglia; intanto la notizia corre velocemente ed in meno di un giorno, l'intero quartiere in cui abita era è venuto a sapere che Mimo aveva rinnovato l'attrezzatura grazie a un'amica italiana.
Loretta, venuta a sapere che tutto è stato sistemato, si è espressa così: “E' estremamente gratificante fare o fare qualcosa per qualcuno senza che ti sia stato chiesto, e vederne l’effetto. Puoi metterti nei loro panni. Come ti sentiresti se avessi veramente bisogno di qualcosa e inaspettatamente la ottieni da un amico o addirittura da uno sconosciuto?”.
Loretta per umiltà avrebbe voluto che il suo gesto rimanesse anonimo…ma il bello deve ancora venire…molte persone nel paese di Manziana sono venute a conoscenza del suo gesto encomiabile e lo hanno imitato, dando un importante aiuto ad altre famiglie libanesi in difficoltà. La bellezza di questa storia è che è un magnifico esempio di solidarietà diretta. Loretta è una di quelle persone che credono nell’ aiuto a chi ha bisogno, però temono che il loro gesto non arrivi a destinazione, e su questo hanno ragione perché esiste un vero e proprio immenso business, definito con l'espressione “aiuti internazionali”, “cooperazione”, comunque calcolata per produrre guadagno o vantaggi politici. Qui la solidarietà è fatta tramite amicizie comuni, dove non c’è solo l’aiuto materiale, ma si instaura un sentimento di condivisione ed amicizia verso persone che poco prima non si conoscevano. Se gli Stati avessero l'umiltà di imparare da questi “piccoli” gesti, probabilmente potremmo vivere in un mondo migliore.
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