(Agenzia Nova) - Si è tenuto ieri nella capitale libica Tripoli uno storico incontro allargato dei vertici militari e della sicurezza delle regioni occidentale ed orientale della Libia e dei membri del Comitato militare congiunto 5+5, alla presenza dell’inviato speciale delle Nazioni Unite, Abdoulaye Bathily. Era dal 2015 che non avveniva una riunione di questo tipo tra gli alti ufficiali di Tripolitania e Cirenaica nella capitale della Libia. Erano presenti, tra gli altri, il generale Abdelrazek al Nadori, comandante designato dell’autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna) con quartier generale ad Ar Rajma, poco fuori Bengasi; Abdul Ghani al Kikli, meglio noto come Ghaniwa, capo della potente Agenzia di sostegno alla stabilizzazione affiliata al premier del Governo di unità nazionale (Gun) Abdulhamid Dabaiba.
Secondo il ministero dell’Interno del Gun presieduto dal ministro Imad Trabelsi (influente leader dei gruppi armati della città occidentale di Zitan) l’incontro aveva lo scopo di “unificare gli sforzi tesi a organizzare elezioni e istituire meccanismi di comunicazione tra le unità di sicurezza e militari, al fine di porre fine alle divergenze interne e salvare la Libia”.
Le Nazioni Unite ritengono che un clima più disteso tra i gruppi armati dell’est e dell’ovest sia fondamentale per propiziare le elezioni parlamentari e presidenziali, che dovrebbero auspicabilmente tenersi in Libia entro il 2023. Il dossier della riunificazione delle forze armate e dello smantellamento delle milizie è uno dei capisaldi del percorso delineato dall’Onu per risolvere la crisi in Libia, dove è tuttora in vigore un cessate il fuoco tra le parti. Allo stesso tempo, l’incontro di Tripoli rafforza il rapporto tra i due uomini forti dell’ovest e dell’est, vale a dire il premier Dabaiba e il generale libico Khalifa Haftar, i due principali favoriti alla vittoria elettorale insieme a Saif al Islam Gheddafi, il secondogenito del dittatore ucciso dai ribelli a Sirte nel 2011.
Come anticipato da “Agenzia Nova” la scorsa settimana, il primo passo verso la riunificazione dell’esercito della Libia, Paese ad oggi diviso fra due amministrazioni rivali a Tripoli e a Bengasi, potrebbe essere la creazione di una forza congiunta da inviare nel sud. L’idea è quella di creare inizialmente tre battaglioni in rappresentanza della Tripolitania (ovest), Cirenaica (est) e Fezzan (sud) per intervenire nelle regioni meridionali, con un comandante che dipenda dai due capi di Stato maggiore: il generale Mohamed Al Haddad, che fa capo al Governo di unità nazionale di Tripoli, e il generale Abdelrazek al Nadori, comandante designato dell’autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna) con quartier generale ad Ar Rajma, poco fuori Bengasi. Secondo le fonti libiche di “Nova”, si dovrebbe partire con una unità congiunta ad Ash Shwayrif, città situata a metà strada fra la capitale Tripoli e la città di Sebha, capoluogo del Fezzan.
La proposta è stata discussa nei giorni scorsi a Tunisi durante riunione del “security working group” sulla Libia alla presenza dei membri Comitato militare libico congiunto 5+5 (formato da alti ufficiali dell’est e dell’ovest della Libia), del rappresentante speciale dell’Onu Bathily, dei due capi di Stato maggiore libici, degli ambasciatori di Regno Unito, Turchia, Italia e Francia e dei rappresentanti dell’Unione Africana. L’avvio della riunificazione dell’esercito libico permetterebbe dunque di migliorare la situazione nel sud, anche a vantaggio dei Paesi del Sahel che soffrono per l’instabilità libica. Si tratta di un passo cruciale, dunque, che si scontra però con molte difficoltà sul terreno: dalle controversie legate alla catena di comando al problema dell’equipaggiamenti militari. Le parte libiche, riferiscono le fonti di “Nova”, vorrebbero che fosse la Comunità internazionale ad armare i tre battaglioni, ma c’è il problema dell’embargo delle Nazioni Unite.
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