(Agenzia Nova) - Un gruppo di dignitari, anziani e sceicchi libici della Tripolitania (ovest) ha chiesto, durante un incontro con il presidente della Camera dei rappresentanti basata in Cirenaica (est), Aguila Saleh, la formazione di un "governo unificato che supervisioni le elezioni". Lo ha riferito l'ufficio stampa del Parlamento. Nell'incontro tenuto ieri nella città di Qubba, la roccaforte di Saleh, i dignitari hanno chiesto di "non escludere nessuna persona dalla candidatura alle elezioni".
I notabili hanno auspicato che il Paese possa arrivare "a una fase di stabilità attraverso lo svolgimento di elezioni presidenziali e parlamentari", aggiunge la nota. Gli sceicchi della regione occidentale della Libia hanno espresso sostegno "al trasferimento pacifico del potere e l'adempimento della volontà del popolo libico attraverso le urne". Si è trattato, secondo l'ufficio stampa del Parlamento, "della prima visita di dignitari, anziani e sceicchi della regione occidentale nell'est del Paese".
In un'intervista televisiva, Saleh ha detto che il Comitato 6+6 incaricato di redigere le leggi elettorali in Libia, formato da parlamentari della Camera dei rappresentanti e membri dell'Alto Consiglio di Stato, dovrebbe raggiungere un accordo "entro fine maggio", mentre le elezioni nel Paese si terranno "prima della fine dell'anno". Il politico a capo del Parlamento eletto nel 2014 ha detto che la cosiddetta Dichiarazione costituzionale (ovvero la Costituzione provvisoria post-Gheddafi) rappresenta l'unica "soluzione temporanea" fino all'istituzione di una nuova Carta costituzionale ufficiale.
Saleh si è quindi detto contrario alle richieste di emanare una regola costituzionale "ad hoc" per lo svolgimento delle elezioni: "Esiste già una dichiarazione costituzionale in base alla quale si sono svolte le elezioni del Congresso Generale Nazionale (2012) e della Camera dei rappresentanti (2014)". Il presidente del Parlamento basato nell'est del Paese ha poi evidenziato la "necessità del ritiro di tutti i combattenti ed i mercenari stranieri" dal territorio libico, spiegando inoltre che "nessuno dovrebbe essere escluso dalle elezioni". Infine, Saleh ha spiegato che dovrebbe esserci "un ente neutrale che supervisioni le elezioni per garantirne il successo e l'accettazione dei risultati da parte di tutti". Ad oggi, la Libia continua a essere divisa tra le due coalizioni politiche e militari rivali: da una parte il Governo di Unità Nazionale, riconosciuto dalla comunità internazionale e appoggiato soprattutto dalla Turchia; dall'altra il Governo di Stabilità Nazionale basato ad est, sostenuto dal parlamento ma di fatto un esecutivo parallelo senza riconoscimento internazionale. Per uscire dallo stallo politico, l'inviato dell'Onu Abdoulaye Bathily ha lanciato, il 27 febbraio, un piano per l'istituzione di un nuovo "Comitato di alto livello" incaricato di redigere gli emendamenti costituzionali e le leggi elettorali necessarie per tenere elezioni "libere, inclusive e trasparenti" entro il 2023. Tuttavia, la nuova iniziativa presentata dall'inviato delle Nazioni Unite, accolta con freddezza a Tripoli e a Bengasi, non sembra prendere slancio. Nel Paese vige al momento una stabilita' parziale, basata su un implicito accordo tra due potenti famiglie: i Dabaiba e gli Haftar al potere rispettivamente a Tripoli (ovest) e a Bengasi (est). Allo stato attuale, tuttavia, le elezioni in Libia entro il 2023 sono improbabile, soprattutto quelle presidenziali. Non c'è accordo sulla questione della doppia cittadinanza del futuro presidente: l'Alto Consiglio di Stato di Tripoli (una sorta di camera alta con funzioni prevalentemente consultive ma comunque indispensabili per le nomine e le decisioni più rilevanti) è fermamente contrario al doppio passaporto, mentre la Camera dei rappresentanti è favorevole. Un altro nodo riguarda gli incarichi militari: per il "Senato" i potenziali candidati non dovrebbero provenire dalle Forze armate, mentre per il Parlamento dell'est del Paese, regione dominata dal generale Haftar, la questione non sarebbe un problema. Non ci sarebbe accordo nemmeno sulla divisione dei poteri tra il premier e il presidente, così come sull'imposizione della Shari'a, la legge islamica. Novità sulle elezioni potrebbero arrivare questo fine settimana dal Marocco, dove si riunira' il Comitato misto 6+6. L'organismo aveva tenuto la prima riunione lo scorso 5 aprile presso la sede del Parlamento nella città di Tripoli, mentre una seconda riunione si è svolta sempre in Libia a inizio maggio. Durante l'ultima riunione, c'è stata "una convergenza di vedute tra i membri della commissione per le leggi elettorali", ha detto il portavoce ufficiale della Camera dei rappresentanti, Abdullah Blihaq, aggiungendo che è stato concordato anche un "meccanismo di lavoro" del comitato. Di fatto, le posizioni sono ancora distanti e se entro giugno non ci sarà accordo, saltano i tempi tecnici per organizzare le elezioni entro l'anno.
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