(Agenzia Nova) - Il capo del governo designato dalla Camera dei rappresentanti della Libia, Fathi Bashagha, accetterà di incontrare il premier del Governo di Unità nazionale (GUN), riconosciuto dall'Onu e basato nella capitale Tripoli, Abdulhamid Al Dabaiba, solo nel caso di "consegna del potere". Lo ha detto lo stesso premier del cosiddetto Governo di stabilità nazionale (GSN) durante una conferenza stampa tenuta nella città di Sirte, nella Libia centro-settentrionale, dove ha annunciato un progetto dal nome "Sviluppo di una nazione" dal presunto valore complessivo di un miliardo e mezzo di dinari libici (286 milioni di euro).
Il capo dell'esecutivo parallelo dell'est del Paese ha accolto con favore la formazione del comitato congiunto per preparare le leggi elettorali 6+6, formato dalla Camera dei rappresentanti e dall'Alto Consiglio di Stato, lodando il modo "armonioso e democratico" in cui ne sono stati scelti i membri. Allo stesso tempo, Bashagha ha elogiato il ruolo del Comitato militare 5+5, composto da alti ufficiali dell'est e dell'ovest del Paese, e le recenti visite reciproche tese all'unificazione delle istituzioni militari. Allo stesso tempo, il premier del governo non riconosciuto ha annunciato l'avvio della registrazione degli elettori per le elezioni di 14 consigli municipali (non meglio specificati).
Da circa un anno la Libia è spaccata tra due coalizioni politiche e militari rivali: da una parte il Governo di Unità Nazionale con sede a Tripoli del premier Abdulhamid Dabaiba, riconosciuto dalle comunità internazionale e appoggiato dalla Turchia; dall'altra il Governo di Stabilità Nazionale guidato dal premier designato Fathi Bashagha, di fatto un esecutivo parallelo basato in Cirenaica, sostenuto inizialmente da Egitto e Russia ma ormai sempre più abbandonato a sé stesso. Le elezioni presidenziali e parlamentari in Libia avrebbero dovuto tenersi il 24 dicembre del 2021, nella simbolica data del 70° anniversario dell'indipendenza del Paese, ma sono state procrastinate "sine die".
Per uscire dallo stallo politico, l'inviato dell'Onu Abdoulaye Bathily ha lanciato il 27 febbraio un piano per l'istituzione di un nuovo "Comitato di alto livello" che dovrà includere i principali "stakeholder" libici per redigere gli emendamenti costituzionali e le leggi elettorali necessarie per tenere elezioni "libere, inclusive e trasparenti" entro il 2023. La controversia nel percorso costituzionale per andare alle elezioni in Libia ha riguardato soprattutto la questione della doppia cittadinanza del futuro presidente: l'Alto Consiglio di Stato di Tripoli, una sorta di Camera Alta della Libia, è fermamente contrario al doppio passaporto, mentre la Camera dei rappresentanti e' favorevole. Un altro nodo riguarda gli incarichi militari: per il "Senato" i potenziali candidati non dovrebbero provenire dalle Forze armate, mentre per il Parlamento dell'est del Paese, regione dominata dal generale libico Khalifa Haftar, la questione non sarebbe un problema. Non ci sarebbe accordo nemmeno sulla divisione dei poteri tra il premier e il presidente, così come sull'imposizione della Shari'a, la legge islamica.
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