Assadakah Cairo - Dovrebbe tenersi lunedì prossimo in Egitto, al Cairo o Hurgada, la prima riunione del comitato congiunto della Camera dei Rappresentanti di Tobruk e dell’Alto Consiglio di Stato di Tripoli per trovare un accordo sulle elezioni in Libia. Ancora a pochi giorni dall’evento, tuttavia, il condizionale è d’obbligo perché, allo stato attuale, la situazione politica e di sicurezza a Tripoli è tutt’altro che certa. L’incontro in Egitto dovrebbe essere co-presieduto da Stephanie Williams, consigliere speciale del segretario generale dell’ONU in Libia, la quale si è detta ottimista sulle possibilità di dialogo tra la Camera dei Rappresentanti di Tobruk e il Senato di Tripoli, per sbloccare lo stallo politico e tenere le elezioni entro 2022. Secondo le ultime informazioni, fino alla sera del 9 aprile, il Consiglio di Stato non aveva ancora nominato i suoi delegati, o quanto meno comunicato i nominativi.
Il processo politico portato avanti dalle Nazioni Unite, che prevede la formazione di un comitato misto fra Camera e Senato, per modificare la Costituzione e consentire le elezioni, dovrebbe tenere fede ai principi del XII emendamento costituzionale, modificato più volte, e gli ultimi cambiamenti prevedono tre importanti questioni: primo, non è fissata alcuna scadenza per le elezioni, mentre in una prima stesura si era parlato di 14 mesi; secondo, non si cita l’accordo politico libico del 2015, quindi di fatto non vi è alcun riconoscimento della consultazione con l’Alto Consiglio di Stato; terzo, è prevista la consultazione ma non il consenso con il Senato di Tripoli. Date queste premesse, il presidente del Consiglio di Stato, Khaled al Mishri, potrebbe decidere di non prendere parte alla sessione di dialogo in Egitto, che potrebbe portare a una svolta, ma anche mettere la parola fine alla mediazione dell’ONU.
La priorità in Libia in questo momento è risolvere la crisi tra le due coalizioni politiche rivali: da una parte il Governo di Unità Nazionale del premier uscente Abdulhamid Dbeiba; dall’altra il Governo di Stabilità Nazionale guidato dall’ex ministro dell’Interno, Fathi Bashagha, sostenuto dal Parlamento di Tobruk e dal generale Khalifa Haftar. Il premier Dbeiba preme per entrare a Tripoli prima possibile, ma non sembra avere alcuna intenzione di farsi parte, mentre è noto che l’ONU non riconosce i singoli governi, bensì gli Stati membri, ed è in contatto con entrambe le parti. Il messaggio più importante rimane comunque quello di mantenere la calma e di non ricorrere alla violenza, specialmente nella capitale, Tripoli, dove recentemente si sono avuto scontri fra due gruppi armati rivali: da una parte l’Autorità di sostegno alla stabilità, affiliata a Dbeiba, dall’altra la Brigata Al Nawasi, vicina al governo Bashagha.
Lo scorso 1 aprile, Bashagha aveva annunciato che sarebbe entrato nella capitale, Tripoli. In alcune dichiarazioni alla stampa, l’ex ministro dell’Interno aveva parlato di “contatti diretti” a Tripoli con figure politiche, leader di brigate e altri esponenti della società civile per insediare il nuovo esecutivo. Da parte sua, il premier uscente Dbeiba, ha ancora il controllo delle regioni occidentali del Paese, dove vivono circa i 2/3 della popolazione, ma Bashagha ha preso possesso delle sedi dell’esecutivo libico a Bengasi e Sebha.
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