Assadakah news - L'inviata speciale delle Nazioni unite per la Libia, Stephanie Williams, sta spingendo perché le elezioni nel Paese si svolgano entro giugno, dopo che è slittata la data inizialmente fissata al 24 dicembre per le presidenziali. Williams ha detto che è ancora "molto ragionevole e possibile" che il voto si svolga entro il mese di giugno, rispettando la roadmap del 2020. Per l'inviata Onu, le elezioni sono necessarie per dare credito alle istituzioni: "Tutte le istituzioni stanno soffrendo una crisi di legittimità. Non vedo altra via d'uscita per la Libia che un pacifico processo elettorale". Williams ha anche esortato i deputati, che si riuniscono oggi a Tobruk, a concordare un "processo chiaro e limitato nel tempo, con un orizzonte preciso, e non creare iter a tempo indeterminato". Secondo l'inviata speciale, "i libici vogliono la fine di questo lungo periodo di transizione, che il Paese sperimenta dai fatti del 2011".
Nel frattempo, sulla via della riunificazione, la banca centrale libica ha annunciato di aver avviato un processo di riunificazione dopo essere stata divisa per anni durante la guerra civile nel Paese. In una dichiarazione di oggi, la banca ha fatto sapere la riunificazione delle istituzioni sarà attuata in più fasi. Nel 2014, la banca si è frammentata secondo le più ampie faglie politiche del paese. Il quartier generale riconosciuto a livello internazionale rimane a Tripoli, mentre un ramo orientale, alleato del comandante militare Khalifa Hafter, è stato istituito a Bengasi. Ieri la banca ha pubblicato le foto del governatore del ramo con sede a Tripoli, Sadiq al-Kabir, insieme ad Ali al-Hebri, suo omologo a est, seduti a firmare l'accordo di riunificazione. Stando a quanto riferito dalla banca, la società di contabilità londinese Deloitte è stata incaricata di supervisionare il processo.
Il passo verso l'unificazione arriva dopo il rinvio delle elezioni del paese del mese scorso, evento che ha messo discussione la transizione verso la democrazia. La Banca centrale della Libia è il deposito di miliardi di dollari all'anno in entrate petrolifere e riserve estere. Sotto il governo di transizione, permangono tensioni su come viene distribuita la ricchezza di combustibili fossili del paese.
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