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Libia - Concluso accordo Banca Centrale

Assadakah News - La crisi della Banca centrale della Libia sembra avviarsi verso una risoluzione, ma è necessario mantenere una certa cautela, considerando le profonde divisioni politiche e le molteplici variabili ancora in campo. Oggi, dopo quasi un mese di negoziati, la Missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia (Unsmil) ha presieduto la cerimonia ufficiale per la firma dell'accordo tra i delegati della Camera dei rappresentanti e dell'Alto consiglio di Stato sulla nomina di un nuovo governatore. La scelta è caduta su Naji Issa, attuale direttore del dipartimento cambi della Banca, mentre Marai al Barassi, ex governatore aggiunto, è stato scelto come vice. Issa, proveniente dalla regione di Warshafana, a ovest di Tripoli, è un esperto di finanza, attivo nella Banca centrale dagli anni '90. Al Barassi, invece, già vice del governatore uscente Al Saddiq Al Kabir, è una figura di spicco nel settore finanziario libico.

I due prenderanno servizi o entro una settimana e dovranno nominare un Consiglio di amministrazione nell'arco di due settimane dall'assunzione dell'incarico. La nomina è considerata essenziale per prevenire un possibile collasso economico del Paese perché la Banca centrale gioca un ruolo chiave nella gestione delle risorse economiche libiche, in particolare del settore petrolifero bloccato dalle autorità dell'est del Paese dominato dal generale Khalifa Haftar.

Il capo ad interim dell'Unsmil, Stephanie Khoury, ha annunciato di aver ricevuto "promesse" dalle autorità di Bengasi riguardo la riapertura dei giacimenti petroliferi e dei porti. Durante la cerimonia per la firma dell'accordo sulla risoluzione della crisi della Banca centrale, Khoury ha sottolineato l'urgenza di porre fine alla chiusura di queste infrastrutture vitali per la produzione e l'esportazione di petrolio, evidenziando l'importanza di proteggere le risorse libiche dai conflitti politici. Il contesto politico fragile, le divisioni interne e le ingerenze esterne minacciano di complicare l'attuazione dell'intesa. "Mi sembra l'ennesimo accordo tanto per mettersi d'accordo, onestamente", ha commentato una fonte diplomatica ad "Agenzia Nova", esprimendo scetticismo sulla reale efficacia dell'intesa. In primo luogo, non e' ancora chiara quale sia la posizione del Consiglio presidenziale e del Governo di unita' nazionale (Gun) guidato dal premier uscente Abdulhamid Dabaiba. Un altro elemento da appurare e' come l'accordo verra' approvato dalla Camera dei rappresentanti e dall'Alto consiglio di Stato. La Camera deve decidere se approvare l'accordo con una maggioranza semplice o qualificata? L'Alto consiglio di Stato, da parte sua, e' diviso in due fazioni contrapposte: una guidata dall'attuale presidente Khaled al Mishri, fautore di una politica di apertura verso l'est del Paese; l'altra capeggiata dal presidente uscente Mohammed Takala, stretto alleato di Dabaiba. Anche qui, non è chiaro chi dei due dovrà approvare la nomina.

Intanto Ziad Daghim, consigliere del presidente del Consiglio presidenziale Mohamed Menfi, ha già sollevato obiezioni in merito alla legittimità dell'accordo. In una lettera indirizzata all'inviata speciale dell'Onu, Stephanie Khoury, Daghim ha sostenuto che la nomina del governatore della Banca centrale dovrebbe rientrare nelle competenze del Consiglio presidenziale, come previsto dall'accordo politico di Skhirat del 2015. Egli ha specificato che la nomina dovrebbe avvenire in una sessione pubblica e trasparente con un quorum di due terzi dei partecipanti, un risultato difficile da ottenere, vista la frammentazione della Camera dei rappresentanti. Tuttavia, la Camera eletta nel 2014 ha dichiarato "scaduti" sia il Consiglio presidenziale che il Governo di Unità Nazionale, creando un'impasse istituzionale difficile da superare. Nessun delegato di Menfi era peraltro presente alla cerimonia di firma.

Moussa al Kuni, vicepresidente del Consiglio presidenziale ed esponente del Fezzan, ha accolto con favore l'accordo, sottolineando l'importanza dell'unità della Banca centrale.

Secondo Al Kuni, una gestione professionale dell'istituzione finanziaria sarà cruciale per stabilizzare l'economia libica e superare lo stallo politico, con l'obiettivo di facilitare il percorso verso le elezioni nazionali. L'altro vicepresidente, Abdullah Al Lafi, rappresentante della Tripolitania, non si è ancora espresso pubblicamente sull'accordo, ma era presente alla cerimonia di firma nella sede di Unsmil. Il presidente Menfi, parlando alla 79a Assemblea generale delle Nazioni Unite, ha criticato duramente la Camera dei rappresentanti, accusandola di creare organi paralleli e di utilizzare le risorse statali come strumenti di pressione politica. Menfi ha sottolineato che la Libia, dopo oltre un decennio di conflitti interni e ingerenze esterne, ha bisogno di soluzioni condivise e di un ritorno al dialogo. Il presidente ha inoltre ribadito che la responsabilità di garantire la sicurezza dei cittadini ricade sul Consiglio presidenziale. Oltre alla crisi della Banca centrale, un'altra questione rilevante da risolvere è la disputa per la presidenza dell'Alto consiglio di Stato tra Khaled al Mishri e Mohammed Takala.

La controversia, che ha raggiunto le aule dei tribunali, ha creato profonde divisioni all'interno dell'ex Consiglio generale nazionale (il Parlamento eletto nel 2012 e dominato dalla Fratellanza musulmana) e rischia di ritardare ulteriormente decisioni cruciali per il futuro del Paese. Mishri è stato temporaneamente sospeso dal ruolo di presidente dal Tribunale d'appello di Tripoli Sud, a seguito di un ricorso presentato da Takala. Mishri ha contestato la sentenza, definendola "priva di valore", sostenendo che il tribunale non ha competenza sulle questioni costituzionali. Anche questa disputa potrebbe influire direttamente sulla nomina del nuovo governatore della Banca centrale e del suo vice, data l'importanza dell'Alto consiglio di Stato nei processi decisionali. In questo contesto, il Qatar sta cercando di mediare tra le due fazioni, con l'ambasciatore Khaled Mohammed bin Zabin al Dosari impegnato in colloqui con entrambi i leader.

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