(Agenzia Nova) - Khaled al Mishri, il presidente dell’Alto consiglio di Stato di Tripoli, l’istituzione libica che fa le veci del Senato in Libia, e il presidente della Camera dei rappresentanti di Tobruk, il foro legislativo con sede nell’est, Aguila Saleh, sono arrivati nella capitale egiziana, Il Cairo, e hanno tenuto consultazioni separate con i funzionari egiziani del comitato egiziano che si occupa del fascicolo libico, in preparazione degli incontri che iniziano oggi in un albergo. Lo ha riferito il sito d’informazione “Al Saa 24”, affermando che Saleh e Mishri si incontreranno oggi per discutere di una serie di temi importanti, primo fra tutti la base costituzionale delle elezioni, la nomina delle cariche sovrane e dell’unificazione dell’autorità esecutiva. Gli incontri promossi dalla missione Onu in Libia mirano a concordare la norma costituzionale e la legge elettorale tra parlamento e Senato. Il Cairo dovrebbe ospitare un’altra riunione del comitato costituzionale congiunto della Camera dei rappresentanti e del Senato per discutere i punti di disaccordo in merito alla base costituzionale.
Al Mishri aveva dichiarato nei giorni scorsi che lo svolgimento delle elezioni in Libia nell’ottobre del 2023 è possibile se vengono rispettate alcune condizioni. Secondo il presidente del Consiglio di Stato, se la base costituzionale sarà approvata a breve in accordo con la Camera dei rappresentanti di Tobruk, la legge elettorale “potrà essere emanata entro metà febbraio”. “La preparazione delle elezioni richiederà 240 giorni a partire dall’accordo sulla base costituzionale e questo significa che potranno tenersi entro il prossimo ottobre”, aveva spiegato Mishri.
La controversia nel percorso costituzionale per andare alle elezioni in Libia riguarda soprattutto la questione della doppia cittadinanza del futuro presidente: il Consiglio di Stato è fermamente contrario al doppio passaporto, mentre la Camera dei rappresentanti è favorevole. Un altro nodo riguarda gli incarichi militari: per il “Senato” i potenziali candidati non dovrebbero provenire dalle Forze armate, mentre per il Parlamento dell’est del Paese, regione dominata dal generale Khalifa Haftar, la questione non sarebbe un problema. Da almeno dieci mesi la Libia è spaccata tra due coalizioni politiche e militari rivali: da una parte il Governo di unità nazionale con sede a Tripoli del premier Abdulhamid Dabaiba, riconosciuto dalle Comunità internazionale e appoggiato dalla Turchia; dall’altra il Governo di stabilità nazionale guidato dal premier designato Fathi Bashagha, di fatto un esecutivo parallelo basato in Cirenaica, inizialmente da Egitto e Russia ma ormai sempre più abbandonato a sé stesso. Il generale libico Haftar, l’uomo forte di Bengasi e comandante dell’autoproclamato Esercito nazionale libico, da tempo dialoga dietro le quinte con le autorità di Tripoli, scaricando di fatto il governo parallelo di Tobruk. Nel suo ultimo briefing al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, l’inviato speciale delle Nazioni Unite in Libia, Abdoulaye Bathily, ha sollecitato i Paesi membri del Consiglio di sicurezza “ad aiutare i libici a marcare il 2023 come l’anno dell’inizio di una nuova era attraverso l’ascesa di istituzioni legittime tramite elezioni libere ed eque”. Per raggiungere questo obiettivo, il politico senegalese – che a settembre 2022 ha preso il posto della statunitense Stephanie Williams alla guida della Missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia (Unsmil) – ha chiesto di “esercitare pressione” sui leader libici affinché si mettano d’accordo sulle regole per le elezioni presidenziali e parlamentari che, a suo dire, dovrebbero tenersi in simultanea.
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