Assadakah Beirut - Dare forza e impulso alla parità di genere mettendo le donne e le fasce più deboli della popolazione al centro degli sforzi per affrontare adeguatamente il dramma degli sfollati e scongiurare il rischio di un aggravio di disuguaglianze preesistenti, con conseguenze sociali ed economiche controproducenti per le comunità del territorio. Di questo e di molto altro si è parlato durante l’incontro organizzato nei giorni scorsi a Tiro dal Maggiore Annalisa Dicandia, gender advisor del contingente italiano di Unifil, con le donne che hanno trovato ospitalità nelle strutture per sfollati messe a disposizione dall’Unità di crisi della municipalità libanese.
Dai colloqui, caratterizzati da un approccio face to face fortemente empatico e coinvolgente che ha sollecitato l’interesse delle presenti favorendo la discussione su casi pratici derivanti da esperienze di vita quotidiana, - riporta lo Stato Maggiore – sono emersi forte stress, preoccupazione, ma anche speranza per una rapida risoluzione del conflitto.
“Queste donne, con il loro impegno nella preparazione dei pasti per la comunità, dimostrano di possedere forte leadership e solidarietà reciproca”, ha spiegato il maggiore Dicandia, secondo la quale questo genere di iniziative “serve a rafforzare la fiducia nei confronti di Unifil e a riaffermare la centralità del ruolo delle donne chiamate a svolgere un ruolo delicato e di preminente attualità, anche in un’ottica di promozione della parità di genere” a cui da tempo guarda la comunità internazionale e il Consiglio di sicurezza dell’Onu.
Il forte impatto provocato dal conflitto in vari ambiti della società, rischia di compromettere gli importanti passi avanti raggiunti finora in materia di parità di genere, con il rischio che si possano acuire le disuguaglianze preesistenti a discapito di una società meno inclusiva.
“Sappiamo bene che in Libano le donne sono forti e determinate nell'affrontare queste sfide, siano esse madri, mogli, sorelle o figlie”, ha aggiunto Dicandia. “Nonostante i cambiamenti che si sono affacciati all’improvviso nella vita di queste donne – ha proseguito l’ufficiale – esse sono determinanti nel generare la giusta consapevolezza del difficile momento che stanno vivendo. In tutto questo”, ha concluso Dicandia, “il settore Ovest di Unifil gioca un ruolo fondamentale, proprio perché sostiene le donne nel gestire le difficoltà e i bisogni che ne derivano. È un percorso che vogliamo e dobbiamo percorre tutti insieme”.
Le infrastrutture per sfollati gestite dall’Unità di crisi della municipalità di Tiro, diretta da Mhana Mortada, attualmente ospitano 7.300 persone, di cui 1.744 famiglie, un dato che sottolinea l'urgenza di un intervento umanitario immediato ed efficace.
La composizione della popolazione sfollata è costituita da 6.895 libanesi e 108 palestinesi, con una suddivisione di 3.641 maschi e 3.659 femmine.
Tra di loro vi sono 24 individui con esigenze speciali, 9 donne in gravidanza e 73 persone affette da malattie croniche. Queste cifre evidenziano la resilienza di una comunità in grave difficoltà. Apprezzamento per la riuscita dell’iniziativa è stato espresso dal Generale Stefano Messina, comandante del settore Ovest di Unifil, il quale, nel sottolineare la centralità del ruolo della donna “nel saper cogliere il valore universale e concreto del dialogo”, ha ricordato che “Unifil integra la prospettiva di genere nello svolgimento dei suoi compiti, così come sancito, tra l’altro, nella risoluzione 2433 del 2018, che prevede l’assistenza alle autorità libanesi nel garantire la piena ed effettiva partecipazione, rappresentanza e coinvolgimento delle donne in questo particolare frangente”.
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