Talal Khrais – Il Libano sta vivendo una delle fasi più oscure e travagliate della storia recente, con la popolazione ancora una volta messa di fronte a una dura prova, che per altro sta affrontando a testa bassa e con il coraggio e la fiducia che caratterizzano la gente del Paese dei cedri, grazie anche ai progetti della cooperazione italiana per l’uguaglianza di genere.
Secondo gli analisti di tutto il mondo il Libano è un paese già fallito. Per altri manca molto poco al crack. Da quasi due anni sta subendo una grave e prolungata depressione economica e, stando all’ultimo rapporto della Banca Mondiale, Bank Lebanon Economic Monitor (Lem), pubblicato recentemente, la crisi economica e finanziaria è fra le peggiori di sempre nella storia, addirittura da metà del 1800.
I motivi del crollo di un paese che un tempo era noto come la Svizzera del Medio Oriente sono molteplici. La corruzione ha reso impossibile, dopo la guerra civile durata dal 1975 al 1990, una ripresa forte anche perché la forza del paese era il capitale umano, ormai allo stremo, e i servizi.
Oltre 730mila bambini non frequentano la scuola, il 30% dei minori non è mai andato a scuola. Migliaia di famiglie libanesi si trovano di fronte alla scelta di dover decidere se spendere il poco denaro che hanno per dare ai propri figli un’istruzione, dare loro cibo o scaldare la casa. Questa è solo una delle denunce di “Save the Children”, che da oltre un secolo lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio, e garantire loro un futuro, sulla grave crisi economica del Libano, esacerbata dalla pandemia di COVID-19.
Con la discesa delle temperature e l’aumento delle spese quotidiane, l`helpline di Save the Children ha ricevuto un forte incremento delle telefonate da parte dei genitori che chiedevano supporto per la frequenza delle lezioni dei propri figli da quando le scuole pubbliche hanno iniziato a riaprire in tutto il Libano. Le chiamate al numero verde sono aumentate del 150% a novembre rispetto a settembre di quest'anno. Con l'aggravarsi della crisi economica, migliaia di famiglie stanno ritirando i propri figli dalle scuole private per trasferirli nel sistema statale, mettendo sotto pressione il sistema già teso. A questo si aggiunge il fatto che molte scuole non hanno un riscaldamento adeguato, il che significa che le temperature possono scendere a livelli di congelamento, specialmente nelle scuole che si trovano ad altitudini più elevate.
Quest'anno il numero verde di assistenza ha ricevuto il maggior numero di richieste di supporto per il trasporto scolastico poiché l'inverno si avvicina rapidamente e molti bambini vanno a scuola a piedi in condizioni di freddo e umidità. La pandemia ha aggravato la crisi dell'istruzione, in particolare per i minori rifugiati che hanno un accesso limitato sia all'istruzione formale che all'apprendimento online. I bambini e i ragazzi rifugiati spesso non vanno a scuola a causa della povertà estrema, dell'incapacità di sostenere i costi di trasporto, della mancanza di corsi di recupero, del bullismo e della discriminazione.
I bambini e i ragazzi rifugiati spesso non vanno a scuola a causa della povertà estrema, dell'incapacità di sostenere i costi di trasporto, della mancanza di corsi di recupero, del bullismo e della discriminazione.
Per tentare di combattere questi problemi, il governo libanese sta iscrivendo i rifugiati nelle scuole pubbliche sulla base di un sistema a due turni, con un turno pomeridiano specifico per i bambini rifugiati e non libanesi. Tuttavia, con molte scuole pubbliche sopraffatte, i rifugiati vengono trasferiti a un turno successivo o abbandonano del tutto. AICS-Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo Beirut promuove diversi progetti in Libano come l'accesso all'educazione e alla salute materna infantile.
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